Gianni Agnelli e la moda del cane husky

Marco Ferrante, Casa Agnelli. Storia e personaggi dell’ultima dinastia italiana, Mondadori, pagg. 250, euro 17,50.
Estratti misti: «“A metà degli anni Sessanta, il 10 per cento del Pil dipendeva dalla Fiat”. “Novità?” (Agnelli al direttore della Stampa, chiunque fosse)». «Gianni: “Andavo a Capri quando le contesse facevano le puttane. Ora che le puttane fanno le contesse non mi diverte più”». «Gianni dava da mangiare ai cani con la forchetta». «Gianni detestava il commiato. A un certo punto, non c’era più». «Lupo Rattazzi si ricorda che il giorno della morte di Gianni Agnelli vide piangere una cameriera». «Agnelli si mise di traverso per impedire a De Benedetti di scalare la Société de Belgique, poi gli telefonò e gli disse: “Sono contento che lei non ce l’abbia fatta”». «La ragazza gli regalò un cucciolo di husky dicendogli “è uguale a te, brizzolato con gli occhi azzurri”. Da quel momento, gran moda degli husky in Italia». «Suni Agnelli, intervistata dopo lo scandalo Moggi: “Gli juventini veri sono quelli che dicono: quando hai amato una donna, la ami anche se poi diventa una troia”».

«Una volta Edoardo, il figlio di Gianni poi suicida, venne chiamato al telefono dal padre: “Sbrigati a mangiare, vestiti, ti porto allo stadio”. C’era la Juventus ed era una partita di Coppa. Edoardo si vestì, ma il padre non passò mai a prenderlo e non gli telefonò per avvertirlo».

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