Gianni Granzotto, il papà dei tg

Granzotto era stato uno dei più brillanti giornalisti italiani: infallibile segugio come cronista, corrispondente informatissimo, commentatore penetrante ed equilibrato. Fu lui, quando trasmigrò in televisione, a inventare un tipo di telegiornale che i suoi successori, quando sono bravi, riescono soltanto a imitare, ma senza mai raggiungerne la semplicità e cordialità colloquiale. Fu lui la prima vera star del telegiornale delle 20.30. E bastava che lo restasse per assicurarsi il posto di padre del giornalismo televisivo. Granzotto era un Grande comunicatore, come oggi si dice di Reagan. Scritto o parlato, sulla carta o dal video, il suo discorso non trascinava, ma aveva un potere di persuasione pervasivo e insinuante, che rasentava la magia. Il suo articolo, le rare volte che ne scriveva, non aveva lampi né guizzi, né soprassalti, né battute al vetriolo. Scorreva limpido, placido e all'apparenza inoffensivo, ma s'insinua nel lettore, dopo averlo disarmato e lo conduce dove vuole. Non gli ho mai conosciuto una bassezza, un'invidia, un rancore; mai l'ho sorpreso in uno scatto d'ira o d'impazienza. Pur nella sua impareggiabile arte di non lasciarsi coinvolgere in nulla e di restare al di sopra di tutto, era il nostro compagno di lavoro più affettuoso e disinteressato. Quando andai a trovarlo in clinica, mi disse stringendomi la mano: «Hai visto che ce l'ho fatta?».

Non saprò mai se lo disse perché, nel suo inalterabile ottimismo, ci credeva o perché, nel suo squisito tatto, voleva che ci credessi io.
Indro Montanelli - 9 marzo 1985

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