Il Giappone agli eroi del rugby: per piacere copritevi i tatuaggi

Insolito problema per le nazionali di Nuova Zelanda e Australia che si incontrano domenica a Tokio per la Bledisloe Cup: in allenamento hanno dovuto coprirsi le braccia, per la cultura nipponica il «tattoo» significa crimine

Il Giappone agli eroi del rugby: per piacere copritevi i tatuaggi

Domenica prossima Nuova Zelanda e Australia si sfidano nello stadio di Tokio per la Bedisloe Cup, lo scontro tra le due nazioni oceaniche che dal 1931 costituisce uno degli appuntamenti clou del rugby mondiale. L'anno scorso, per la prima volta, una delle tre partite che assegnano il trofeo si è disputata in campo neutro, a Hong Kong. Quest'anno si è scelto di ripetere l'esperimento, giocando il primo dei tre match nella capitale giapponese. Ma le due squadre in lizza hanno scoperto di dover fare i conti con un problema assolutamente inedito: l'idiosincrasia giapponese per i tatuaggi, che nel paese del Sol Levante sono considerati patrimonio esclusivo della yakuza, la malavita organizzata. E a rendere grave la situazione c'è il fatto che i giocatori sia di Australia che di Nuova Zelanda, soprattutto quelli di origine maori, sono abbondantemente coperti di decorazioni indelebili, che nelle popolazioni del Pacifico meridionale hanno da sempre significato religioso e guerresco.
Agli «ambasciatori» dei Wallabies e degli All Blacks è stato spiegato che in Giappone il tatuaggio è considerato così politicamente scorretto che molte piscine pubbliche e private rifiutano l'ingresso a chi non si copre le parti del corpo eventualmente tatuate. E poichè una parte degli allenamenti della settimana che precede il match si svolge in piscina, gli atleti di entrambe le squadre si sono visti costretti ad un complesso lavoro di fasciatura, o addirittura a lavorare a torace e braccia coperte. Non tutti l'hanno presa benissimo: Digby Ioane, ala dell'Australia e titolare di una vasta e istoriata schiena, ha dichiarato alle agenzie di stampa «sono una persona religiosa e nessuno dei miei tatuaggi rappresenta gangster o roba del genere».
La Bedisloe Cup prende il nome da lord Bedisloe, l'ex governatore della Nuova Zelanda che nel 1931 donò il trofeo che da allora viene messo in palio tra le due nazioni: prima irregolarmente, ora ogni anno.

Gli incontri della Bedisloe Cup contribuiscono a stilare la classifica del Tre Nazioni, il torneo che ogni anno oppone Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, destinato a divenire Quattro Nazioni con l'allargamento all'Argentina.

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