da Parigi
Tornare nel passato con gli occhi del presente. E disegnare un futuro che più bello non potrebbe essere. Ecco la grande sorpresa offerta dai defilé dalta moda di Dior e Valentino andate in scena ieri sulle passerelle di Parigi. John Galliano ha reso omaggio al sessantesimo anniversario della maison Dior con unindimenticabile sfilata che mescola il cosiddetto New Look creato nel 1947 dal geniale couturier francese, con un Giappone da cartolina pieno di geishe, composizioni dikebana e di maschere del teatro No. Valentino si è invece ispirato alla sua celeberrima collezione bianca del 1968, da cui Jackie Kennedy scelse il vestito di pizzo color avorio per sposare Aristotele Onassis nellisola di Skorpios.
Il rischio della banale operazione nostalgia era alto, ma in entrambi i casi cè stato piuttosto un metodo stilisticamente corretto di mettere nuova linfa nelle proprie radici. Galliano, per esempio, non poteva ignorare una ricorrenza che verrà celebrata nel corso del 2007 da ben quattro mostre in altrettanti musei di Londra, Berlino, Indianapolis e Chicago. Eppure la semplice rilettura di quello stile epocale non avrebbe soddisfatto il grande visionario di Gibilterra che è da dieci anni alla direzione creativa della maison e ne ha moltiplicato il fatturato per quattro. Così dopo un viaggio nel Paese del Sol Levante Galliano ha deciso dincrociare il mitico tailleur «Bar» che nel 47 fu tagliato da Pierre Cardin (allepoca era il primo sarto dellatelier Dior) con la sontuosa perfezione del kimono. Il cosiddetto «obi» che sarebbe laltissima cintura del costume nazionale nipponico, diventa quindi la baschina della giacca lasciandole intatta quella magica rotondità sui fianchi da cui Christian Dior faceva sbocciare le sue immense gonne a ruota. Galliano ha preferito allungare la figura con un sapiente gioco di proporzioni tra sottane strettissime e scarpe altissime: le classiche ciabattine di legno delle geishe trasformate in sandali di lucertola o pitone ad alto tasso di desiderabilità. Cera un abito-origami grigio talmente bello da togliere il fiato, alcuni tailleur magistrali, con le giacche riprese dalla corazza dei Samurai e una serie di vestiti da sera che avrebbero resa la povera Cho Cho San della Butterfly molto più forte e sexy di quanto meritasse quel gran mascalzone del tenente Pinkerton. Se Dior usava 15 metri di tessuto per fare una sottana, Galliano 60 anni dopo deve aver usato dei chilometri di stoffa dipinta, laccata, intarsiata o ricamata per costruire le sue strabilianti creazioni. A districare lingorgo di geishe del gran finale è arrivato lo stilista vestito come il commodoro Matthew C. Perry (firmatario del primo trattato commerciale tra lOccidente e il Giappone) sotto una pioggia di farfalle in carta bianca. Su questo colore in cui si fondono tutte le tinte delliride e forse anche gli echi di ogni passione, Valentino ha offerto un nuovo esercizio di stile, sublime in tutte le sue declinazioni: dai ricami di micropaillettes sul tulle nudo alla lavorazione a canestro dello chiffon che dagli abiti passa alle borsette, senza dimenticare dettagli di pura poesia come le rose intrappolate nel velo candido per dare volume alle maniche di un bolero. Inutile quindi chiedersi come mai le vendite dellalta moda di Valentino siano cresciute del 27 per cento nel 2006 rispetto allanno prima.
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