da Milano
Si chiama Ai no yokan (La rinascita) il film del giapponese Masahiro Kobayashi che ha vinto, un po a sorpresa, il Pardo doro al sessantesimo Festival del cinema di Locarno. Il regista, 53 anni e un passato di cantante folk, ben noto ai cinefili, aveva già un pedigree di premi in altre rassegne, segno che è molto apprezzato fra la critica.
«Abbiamo puntato sul cinema di innovazione, di ricerca, di approccio personale nello spirito locarnese», ha spiegato lattrice francese Irène Jacob, presidente della giuria di cui ha fatto parte anche Saverio Costanzo. Ai no yokan va in questa direzione intimista e minimalista. La pellicola inizia con alcuni minuti di interrogatori a una donna, Noriko, la cui figlia adolescente ha ucciso una compagna di classe a Tokyo, e a un uomo, Junichi, interpretato dallo stesso regista, che è il padre della ragazza assassinata e risponde alle stesse domande. Quindi i dialoghi praticamente scompaiono o sono ridotti allessenziale. Un anno dopo, in una cittadina industriale della regione di Hokkaido, Junichi va a lavorare in fabbrica.
Qui, casualmente, incrocia Noriko, cuoca dellalbergo dove lui porta avanti unesistenza ormai distrutta. Entrambi sono feriti, magri, tesi nei loro corpi. Piano piano però la vita delluno inizia insopportabilmente a specchiarsi nella vita dellaltro e tra i due personaggi nasce un legame. Si pongono delle domande, ritrovano un senso e il desiderio. Un film poetico e al tempo stesso crudele: due esseri innocenti rimuovono la loro sofferenza.
Non solo lest asiatico, però, va bene a Locarno perché anche gli italiani ricevono i loro meritati riconoscimenti: Michele Venitucci per la sua interpretazione di pugile disperato in Fuori dalle corde, fra la povertà e la disperazione dei match clandestini controllati dalla malavita, vince il Pardo per la migliore interpretazione maschile ex aequo con Michel Piccoli, icona del cinema francese, per Sotto i tetti di Parigi.
Il giapponese Kobayashi sbanca Locarno
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