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Gibson, tre anni con la condizionale per la notte brava

Tempi brevissimi per il caso Mel Gibson. L’attore e regista è stato condannato a tre anni di carcere con la condizionale, oltre a un anno di terapia disintossicante dall’alcol e a un’ammenda. Gibson era stato incriminato il 2 agosto, dopo aver inveito, ubriaco, contro i poliziotti definendoli come «fottuti ebrei». L’attore si era scusato e ha prontamente ammesso il suo «segreto» e cioè il vizio per l’alcol. Già in passato il regista di The Passion si era fatto ricoverare per disintossicarsi, ammettendo di avere problemi con la bottiglia. È - hanno detto gli psicologi - lo scotto inevitabile per un carattere difficile, scontroso, maniacalmente preciso e concentrato sul lavoro. Nato e cresciuto in Australia, Gibson non ha mai accettato le regole e le frequentazioni dello star system e difatti di lui si conoscono pochissimi amici. Dopo i primi film di azione, molto violenti e spettacolari, ha acquistato l’autonomia professionale e patrimoniale per poter scegliere altri progetti, come evidenziato da film come The patriot o Braveheart, tra l’altro premiato con l’Oscar. Di sicuro il suo più grande successo è stato The Passion, che l’anno scorso ha scatenato il finimondo sia al botteghino che tra il pubblico e i critici. Raramente si era visto un dibattito globale così profondo, circostanziato e acceso.

Ma, nonostante questa gigantesca esposizione planetaria, Gibson è rimasto un uomo solo che, come riportano alcune fonti, alla sera va a bere in un piccolo bar sulla costa di Los Angeles e poi si fa fotografare dai turisti come un attorucolo qualsiasi.

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