Gigli: «Vanno lasciati liberi Personalizziamo invece le auto»

«La divisa? Ma poveri tassisti! Sono persone abituate in tutto il mondo a essere libere». Boccia la proposta di un concorso internazionale per disegnare una divisa per i tassisti lanciata dall’assessore Terzi, Romeo Gigli, fondatore dell’omonima casa di moda e stilista di fama internazionale - le sue collezioni sono esposte al Momu di Anversa, al Fashion Textile Museum di Londra, al Fashion Institute of Technology e al Metropolitan Museum di New York. L’idea di omologare e rendere tutti uguali gli autisti non piace proprio allo stilista emiliano: «Non sono degli steward e poi sarebbe come tornare agli anni ’60. Non credo nemmeno che accetterebbero, i tassisti non sono persone molto plasmabili». In che senso? «Ognuno di loro, come a Londra o a Parigi, ha la sua personalità, l’atteggiamento, il modo di fare, lo schieramento politico».
A Milano si tratta di una proposta, ma il comune di Roma ha reso addirittura obbligatorio un codice d’abbigliamento, stanco di conducenti in ciabatte e canottiera. Non le è mai capitato di incontrarne?
«In canottiera no, in bermuda e maglietta spesso».
Non le dà fastidio?
«Ma no, fa parte del loro "personaggio" . Sono liberi: decidono se fare i turni di giorno o di notte, quando lavorare e dove. Ho un’altra proposta, invece... ».


Quale?
«Perché non si rendono le auto riconoscibili? A Londra i taxi hanno una forma inconfondibile, pensiamo piuttosto a un modello "taxi Milano". Ormai infatti le auto bianche sono o coperte dalla pubblicità o troppo simili alle automobili private. Preferirei un concorso per i taxi».

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