Con Gilberto Gil la bossa nova si fa «militante»

Il celebre cantautore brasiliano torna a esibirsi a Roma per la rassegna «Luglio suona bene»

Simone Mercurio

Alla vigilia della prima partita di coppa del mondo del Brasile, il suo ministro della Cultura e grande musicista Gilberto Gil aveva aperto la festa carioca, con un concerto gratuito nel cuore di Berlino, davanti alla Casa delle Culture del Mondo, dove è stato svuotato un bacino d’acqua per fare spazio alle oltre ottomila persone accorse. Moltissimi i brasiliani. E nel pieno della febbre «mundial» per una favoritissima Seleção, che non incanta ma, per ora, vince, lunedì 3 luglio il bahiano Gil atterrerà a Roma per l’atteso concerto di «Luglio Suona Bene» nella Cavea del Parco della Musica, dalle 21. All’età di 64 anni, Gilberto Gil è un’icona della musica mondiale che non ha bisogno di presentazioni ed è una sorta di coscienza culturale, civile e sociale del suo Brasile. Negli anni Sessanta ha creato assieme a un altro autentico mito del grande Paese sudamericano, Caetano Veloso, il movimento Tropicalista, il cui spirito di vitalità e protesta ha influenzato cinema, teatro e letteratura. Nel Brasile della fine degli anni ’60 questa protesta fatta mescolando bossa nova e pop internazionale è costata a Gil due anni di esilio, lontano dalla sua Bahia. «Ognuno può cantare e suonare la musica brasiliana in maniere differenti. Gilberto Gil le ama e le usa tutte: questo è il suo modo di comunicare con il pubblico». Così il poeta Torquato Neto presentava nel 1967 «Louvaçao», il primo disco di Gil e, a distanza di quasi quarant’anni, si può dire che questa frase continua ancora a spiegare al meglio la musica e l’arte di questo grande artista. La sua terra di provenienza, Bahia, è la regione più nera del Brasile, patria di samba e riti magici intrecciati in modo singolare all’ortodossia cattolica.
Un’alchimia di culture che hanno caratterizzato e dato una personalità musicale ben marcata a Gilbero Gil. All’età di otto anni è attirato dalla baião (un ritmo del Nord del Brasile) di Luiz Gonzaga e inizia a suonare l’accordeon. Alla fine degli anni Cinquanta, Gil suona invece ai forros (un tipo di festa popolare) con un gruppo chiamato Os Desafinados. In questo periodo conosce la musica di un altro grande artista sudamericano, il cantante e chitarrista João Gilberto. Ne rimane talmente impressionato che decide di comprare una chitarra e impara a cantare e suonare la Bossa Nova. La sua prima apparizione pubblica avviene nel 1964: partecipa allo show di Bossa nova e di canzoni brasiliani tradizionali «Nós Por Exemplo», dove ha modo di incontrare i suoi compagni di «tropicalismo» Caetano Veloso, Maria Bethânia e Gal Costa. Da allora a oggi Gil non ha mai smesso di vedere il suo Paese con gli occhi critici dell’impegno civile, sia nella musica che ha scritto, sia nei suoi comportamenti da cittadino; si impone come una sorta di «coscienza critica» del Brasile moderno e, in particolare, della sua anima africana. Forse, più di altri colleghi, Gil ha manifestato una visione «politica» del patrimonio culturale del Brasile. Il 16 ottobre 2001 viene nominato ambasciatore della Fao e, quando nel gennaio del 2003 Lula da Silva assume i poteri di presidente del Brasile, chiama Gil a servire il suo Paese come ministro della Cultura.


Lunedì sul palco della Cavea del nuovo Auditorium oltre a Gilberto Gil (voce e chitarra) ci saranno Sergio Chiavazzoli e Bem Gil (chitarre), Claudio Andrade (tastiere), Arthur Maia (basso), Gustavo Di Dalva (percussioni) e Jorge Gomes (batteria). Costo biglietti 60 euro cavea inferiore, 40 cavea superiore.

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