Il giocatore, l’arbitro e l’ostinato osservatore

Mimum abile notaio. Sorgi cerca di pungere il premier su quote rose ed euro. Mentre Napoletano, direttore del Messsaggero, incalza Prodi sul cuneo fiscale

Gian Maria De Francesco

da Roma

Un giocatore, un osservatore attento e un arbitro, abile ed efficace. Questi in sintesi i ruoli giocati dai tre giornalisti che hanno guidato e animato il big match tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi: il direttore del Tg1 Clemente Mimun, l’editorialista della Stampa Marcello Sorgi e il direttore del Messaggero Roberto Napoletano.
Ma tra il predominio dei cronometri rispetto ai contenuti delle proposte politiche e il trionfo delle cravatte a pois (scelte non solo da premier e sfidante ma anche dai tre uomini di comunicazione) la pretesa e forse fin troppo sbandierata neutralità anglosassone è lentamente naufragata.
L’ex direttore del Tg1 e della Stampa, Marcello Sorgi, infatti, ha provatoa giocare un ruolo non indifferente. Le sue domande hanno cercato dipungere Berlusconi sul vivo . Il primo tentativo, un uppercut delicato, lo ha messo a segno con il primo quesito: sull’euro e sulle difficoltà causate agli italiani. Un’insidia schivata dal premier ricordando le inefficienze dei comitati istituiti ad hoc dal centrosinistra per l’introduzione della moneta unica. Poi, i riferimenti alla stretta attualità, alle code degli immigrati che chiedono la regolarizzazione alle Poste, le quote rosa bocciate in Parlamento e gli sbarchi degli immigrati a Lampedusa. Dopo questa serie di incursioni, una stoccata finale sul conflitto di interessi e la questione Iran. «Prodi mi è sembrato più a suo agio con queste regole rigide», ha detto Sorgi commentando l’incontro su Italia 1.
Roberto Napoletano si è ritagliato invece il ruolo di osservatore, attento e puntuale. Domanda iniziale sulla copertura finanziaria del cuneo fiscale. Prodi nicchia. E al secondo giro pone la stessa domanda e il Professore è costretto ad ammettere che per tagliare gli oneri alle imprese si tasseranno le rendite e il lavoro atipico. Ostinato e determinato, come si conviene.
Ultimo ma non meno importante l’arbitro-notaio, Clemente J. Mimun. «Mio compito sarà esclusivamente quello di garantire il rispetto delle regole», ha detto in apertura. E via con una placida annotazione degli sforamenti del premier e dei secondi in più che toccavano al candidato dell’Unione. Alla fine dice ai contendenti: «Grazie per avermi consentito un battesimo del fuoco degno, per un arbitro dilettante, di una Coppa dei Campioni». Però, non ha nascosto la sua amarezza.

«Resta un po’ di frustrazione. Non ho potuto fare domande. Le farò altrove». Il giudzio dell’arbitro? Un pareggio. «Uno è andato meglio nella prima parte, l’altro nella seconda. Tutti e due sono arrivati troppo carichi, molto molto tesi».

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