Il gioco del Corriere: finge la neutralità ma tifa contro il Pdl

RomaL’endorsement, non ufficiale come fu con Mieli (per Prodi vs Silvio), è tuttavia nei fatti e nei titoli. Il dilemma semmai, assodato che via Solferino tifa per un collasso della maggioranza e per un tonfo colossale della Moratti, è pro chi: pro centrosinistra (con relativa breccia di Pisapia) o pro Terzo polo (con relativa esultanza di Montezemolo e del suo socio-amico Diego Della Valle, azionista Rcs)? Più concretamente: pesa più l’ulivista Bazoli o il montezemoliano Passera nell’indicare la rotta al Corriere della borghesia illuminata e soft-left di Milano? In entrambi i casi si concorda, quantomeno, sul bersaglio da indebolire, che poi è il Pdl e quindi il Cavaliere (il suo affondamento è un vecchio cruccio di certe elite bancarie). A sfogliare le prime dieci pagine del quotidiano di De Bortoli è un florilegio di pezzi sulla crisi del partito berlusconiano, diagnosi di malattie terminali, malesseri, turbamenti, prossimi tradimenti... A pagina due leggiamo: «I fondatori del Pdl: turbamento e malessere», che si guarda con pagina 3, «Sul web la rabbia dei militanti pdl, si deve cambiare strategia sennò perdiamo». Quindi pagina 5, anche nella Lega c’è malessere: «L'opinionista padano guida gli scontenti. In radio tutte le accuse al Cavaliere». Ecco che a pagina 8 «I contrasti tra Pdl e Lega oscurano i programmi dei candidati a sindaco», giusto per introdurre pagina 9: «I dubbi di Gianni Letta: gli errori si pagano».
Cronache da Pompei, prima dell’eruzione. Il direttore De Bortoli rivendica spesso la sua autonomia dagli azionisti (le posizioni contro le rottamazioni per la Fiat, gli articoli sui denari scudati dalla famiglia Passera, nel paradiso fiscale di Madeira in Portogallo, e altri pezzi sgraditi ai poteri), ma si indovina facilmente una linea sfavorevole al centrodestra di governo. Anche le ultime firme prese da De Bortoli, l’ex direttore del Riformista Antonio Polito e l’ex inviato del Sole24ore Paolo Madron (oggi direttore di Lettera43.it), non fanno certo parte dell’intellighenzia filo-Cav, anzi. E senza andare lontano, lo stesso De Bortoli non ha particolari simpatie per Berlusconi, pare abbastanza ricambiato (si racconta di un commento del Cavaliere, qualcosa come «allora tanto valeva restasse Mieli...). È stato il Corriere a tirare fuori la storia di Patrizia D’Addario, un grande scoop con cui è iniziata una crociata per la destituzione del premier, a un certo punto molto indebolito. Si racconta che lì sia iniziato un peggioramento notevole dei rapporti tra Palazzo Chigi e via Solferino, rapporti - si narra - deterioratosi anche sul filo telefonico Niccolò Ghedini-De Bortoli.
C’è un’altra guerra nella guerra, quella tra le famiglie politiche dei grandi azionisti del Corriere (seguite con altrettanto scrupolo da Dagospia). Quello di riferimento storico per l’attuale direttore si chiama Giovanni Bazoli, presidente di Intesa-San Paolo, grande elettore del Pd. Ci si ricorda che alle primarie del nascente partito democratico Bazoli si presentò per votare, nella circoscrizione della sua Brescia, e con lui (non materialmente) anche il genero Gregorio Gitti, già fondatore dell’Associazione per il Pd, mentre il nipote Alfredo Bazoli è consigliere piddino al comune di Brescia. Fu proprio Bazoli a fermare (con una telefonata nella notte...) De Bortoli, nel 2009, a un passo dall’accettare la nomina a presidente della Rai. Il banchiere lo rivoleva alla direzione del Corriere (a quell’epoca c’era Mieli, mentre De Bortoli era al Sole24Ore). Cosa che in effetti avvenne 20 giorni dopo, lasciando a piedi Paolo Mieli, guru del terzopolismo sponsorizzato da Passera (ad di Intesa), che poi ha finanziato con 600milioni la Ntv, cioè i treni di Montezemolo e Della Valle.
La buona borghesia milanese, come ha raccontato Repubblica, è con Pisapia, o almeno è contro la Moratti (compresi gli artistoidi chic della lista della cognata Milly, eco-sinistra).

E il foglio del buon salotto meneghino si adegua, oscillando tra secondo polo (il Pd) e il terzo (centrismo su rotaia). In mezzo il capostazione Ferruccio, nel complicato compito di assemblare il tutto. Con almeno un binario certo: vade retro Cav.

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