"Vuoi dell'oro?". "No, ne vuoi tu?". "Ho tre anelli, vedi se t'interessano. "Ne ho pure io di anelli". "Fammi vedere i tuoi". "Sono più belli i tuoi". "Normale". "Il peso non è importante, comunque sono un chilo e mezzo".
Uno stralcio dei loro dialoghi-tipo è emerso da una lunga attività di intercettazione portata avanti in questi sei mesi d'indagine dagli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e coordinati dalla Procura di Milano. Al termine della quale, accusati a vario titolo di ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio, sono finiti in carcere due albanesi di 36 e 52 anni e un peruviano 60enne, tutti residenti nel Milanese, mentre un italiano di 58 anni sconterà i domiciliari.
Dalle mani della banda in questi anni sono passati gioielli, orologi, pietre, perle, ma anche monete di ogni genere e valore, pezzi d'oro e d'argento che li avevano resi ricchi, proprietari di un "tesoretto" da circa un milione di euro, oggi sequestrato dalla polizia. "Maghi" della ricettazione, a cui si rivolgevano ladri e rapinatori con l'esigenza di piazzare merce scottante e in fretta, la banda si era messa in affari persino con un negozio di numismatica a due passi dal Duomo e diventato di recente "Compro Oro". Durante le perquisizioni nelle loro abitazioni gli agenti avevano trovato e sequestrato 6mila euro in contanti, tre orologi di lusso, dispositivi elettronici, bilancini per pesare i metalli preziosi, 4 auto di lusso e 900 grammi in gioielli e oggetti d'oro, recuperando una ingente mole di refurtiva.
L'indagine della polizia aveva già portato in carcere cinque uomini, tutti albanesi, ritenuti responsabili di una serie di furti in abitazione messi a segno tra Milano e l'hinterland, le province di Monza e Brianza, Lecco e Lodi.
Da lì l'attenzione si era spostata sui ricettatori di riferimento di questi malviventi e si era aperto così un nuovo fronte nell'inchiesta che aveva scoperchiato queste figure di riferimento dei ladri, in realtà i loro principali "referenti", capaci di rivendere i
preziosi rubati in tutta Italia e all'estero, in particolare però in Albania dove, vista l'origine dei due principali protagonisti della banda, questi ricettatori riuscivano a smerciare gioielli e monete con estrema facilità.