Cronache

Gioire per l’Uefa come fosse uno scudetto

Gioire per l’Uefa come fosse uno scudetto

Per fortuna, vedo che nel vasto «entourage» del Grifone che ha imparato a volare alto i cervelli stanno tornando al nido. Registro che la certezza di potersi ripresentare in coppa Uefa dopo 17 anni - la seconda volta nel dopoguerra - viene gradualmente considerata per ciò che è: un trionfo sportivo senza se e senza ma. Gradualmente ci si rende conto che - puerilmente pretendendo la Champions e basta - si rischiava di mandare in scena una commedia dell'assurdo.
Retrospettiva. Il Genoa parte a settembre con un tosto organico da 9°/10° posto e la ciliegiona dell'asso Milito al centro dell'attacco. Correttamente precisa il presidente Enrico Preziosi: «Ci siamo ulteriormente rafforzati per confermarci nella parte sinistra del tabellone di serie A, nella speranza di riuscire migliorare il 10° posto del campionato scorso, in omaggio a un programma di crescita continua passo dopo passo». Dopodiché il tecnico Gian Piero Gasperini ci fa miracolisticamente assistere al miglior calcio del campionato, con una delle migliori difese del campionato, uno dei migliori registi del campionato, il miglior centravanti del campionato, alla strabiliante andatura da 4° posto, confermata persino quando il Principe comincia a rimborsare con gli interessi la pubalgia cui non ha potuto dare tregua. Il tutto con l'unico vantaggio, rispetto alla concorrenza d'alta quota, di non dover sottostare al suppletivo stress di Coppa.
L'unico errore commesso quest'anno da Preziosi, un presidente che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, è stato quello di lasciarsi scappare sul più bello: «Ora credo davvero alla Champions, e magari al 3° posto». Apriti cielo! Per salire in mongolfiera, il vasto popolo rossoblù non aspettava altro. E poiché la Fiorentina ha tenuto duro proprio mentre il Genoa stava perdendo fatalmente i pezzi pagando l'estenuante galoppata, a Gasperini, sentito odore di bruciato, non è rimasto che dare l'altolà. Io sto con Gasperini, che è uomo di mondo e sa che nel futile circondario del calcio chi oggi ti incensa come allenatore inarrivabile ci mette niente a farti passare domani per lo scemo del villaggio. Io sto con Gasperini che per dire nuovamente sì a Preziosi ha giustamente preteso che non solo venisse pubblicamente onorato come miracolistico questo 5° posto con vista sul 4°, ma soprattutto che dal prossimo Grifone privo dei campioni Milito e Thiago Motta (condivido Preziosi al 100%: impossibile trattenerli per svariati motivi, a cominciare dal profumo degli ingaggi fatti loro annusare dalla sirena Moratti), per quanto sagacemente ristrutturato con valori importanti del tipo Floccari Acquafresca e dintorni, non si pretenda superficialmente in partenza che faccia come - per non dire meglio! - di quest'anno. Con specifica allusione, visto che bisognerà onorare adeguatamente l'usurante coppa Uefa, al campionato.
Per contro, a quanti ora s'affannano a recitare la favola della volpe e l'uva, essendo magari abituati a dire - quando cadono - tanto volevo scendere, ricordo il proverbio: un bel tacer non fu mai scritto. Disputare la Champions, per il Grifo, sarebbe stato stupendo anche senza Milito e Thiago Motta, come no! E non avrebbe comportato controindicazioni di sorta. Ma visto che il miracolo dei miracoli non si è avverato, per non mancare di rispetto a Preziosi a Gasperini e ai giocatori che si sono battuti al limite delle forze si deve sinceramente gioire con l'Uefa come fosse uno scudetto.
Molti si chiedono frattanto - passando all'altra sponda - se alla Sampdoria, che ha già deciso di cambiare rotta con il più duttile e brillante Del Neri notoriamente portato a lavorare con forze fresche, non convenga riconfermare il solido Mazzarri che è serio e irriducibile. La risposta è semplice: la Sampdoria intende mettere a frutto con la prima squadra, attorno ai capisaldi Palombo Campagnaro Cassano e Pazzini, il grande lavoro impostato e condotto nel settore giovanile. Per fare tre nomi, Fiorillo in aggiunta a Castellazzi, Poli in aiuto a Palombo e Marilungo di rincalzo ai dioscuri d'attacco sono già all'altezza della situazione. Per altri si vedrà. Una politica che, a differenza di Mazzarri che è restio a sbilanciarsi con i giovani, personalmente condivido al 100%.
Volendo confermare Mazzarri, oltretutto mentalmente indisposto a rinunciare al diletto «3-5-2», per evitare gli errori commessi quest'anno la Sampdoria avrebbe dovuto mettergli a disposizione tutti elementi esperti e adatti al suo modulo tattico. Che sono, per restare stringati, difensori rapidissimi e inesauribili cursori di fascia laterale in grado di fare contemporaneamente il terzino il mediano e l'ala. Avendo per contro deciso di ringiovanire drasticamente l'organico e chiedere al tecnico spiccata duttilità tattica (Padalino e Dessena, ad esempio, sono elementi validi da «4-4-2») Garrone e Marotta non potevano che decidere di divorziare da Mazzarri.


Il maestoso seguito popolare che più non s'era avuto il piacere di registrare dai tempi della Sampd'oro «copetera» di Vujadin Boskov e Paolo Mantovani, un grandioso e crescente pellegrinaggio dello «zoccolo duro» alla volta del tempio del calcio milanese prima (15 mila) e romano poi (20 mila) che merita di essere affettuosamente premiato, come la prenderà? Io credo bene, perché Garrone e Marotta sono indiscutibili e Del Neri saprà convincere tutti come fece col Chievo e ha fatto ultimamente a Bergamo.

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