Una piccola fabbrica di lumini, a due passi dal carcere di Regina Coeli. Se la ricordano così, i trasteverini del secolo scorso, la vecchia «Cereria Pontificia Giuseppe Di Giorgio e figli». Oggi, quel laboratorio artigianale si è trasformato in una grande azienda nota in tutto il mondo per la produzione di candele ornamentali e votive. «Nel cuore di Trastevere, in via di San Francesco di Sales, sopravvive solo lo spaccio aziendale di 400 mq - spiega Alessia Di Giorgio - il resto dellattività si è trasferita tutta a Pomezia». Fu Giuseppe, rimasto orfano alletà di 6 anni e imbarcato come mozzo sulle navi mercantili a vela, a dare inizio ad unavventura professionale che dopo 100 anni ancora resiste in barba alla crisi. La leggenda familiare vuole che Giuseppe, «analfabeta ma col fiuto per gli affari», dopo aver raccolto un gruzzolo in giro per il mondo, aprì a Roma unosteria che poi rivendette per acquistare una minuscola fabbrica di lumini. «Era il 1908 e questa attività - continua la pronipote del fondatore- in pochi anni si trasformò in un vero e proprio stabilimento artigianale che riuscì a ottenere il riconoscimento del titolo di fornitore pontificio, conferito con nomina ufficiale da parte del Vaticano».
La produzione era, infatti, all'epoca indirizzata principalmente a religiosi. «Nel 1950 brevettammo la lampada liturgica per il Santissimo Sacramento - continua Alessia-, la candela che durò una settimana senza mai essere spenta. Tale prodotto fu encomiato da Pio XII e approvato dai Sacri Dicasteri Ecclesiastici. Questo riconoscimento portò la cereria a essere conosciuta e stimata in tutta Italia». Nel 1964 la società, ormai in mano alle nuove generazioni, cambia la ragione sociale diventando Cereria Di Giorgio SpA e si trasferisce a Pomezia. È il periodo del rilancio. «Coi nuovi spazi - spiega Di Giorgio- si ampliò la gamma di prodotti che da esclusivamente liturgici divennero anche di uso domestico». Sono gli anni del successo di «Stoppina», la candelina per il compleanno che si riaccende da sola dopo il primo soffio, e dellanimazione di grandi eventi: come lilluminazione dei Palazzi Capitolini, in occasione del Natale di Roma, il 21 aprile 1971, con più di 2000 fiaccole romane, e lannuale illuminazione del Colosseo per la Via Crucis del Venerdì Santo, in cui vengono impiegate più di 1000 fiaccole e una ventina di bracieri. «Significativa fu anche l'illuminazione di tutto il percorso del Papa Paolo VI di ritorno da un viaggio in India - continua Di Giorgio-. Si trattò di far splendere tutto viale Trastevere con fasci di fiaccole poste intorno a ogni albero».
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