Il Giornale fra le «prove» contro il prodiano

Il Giornale fra le «prove» contro il prodiano

Paola Setti

Dice che non si dimetterà perché «non devo assumermi responsabilità che non ho: io non ho portato a casa una sconfitta, ma un neo nel successo generale delle liste liguri». Solo che Rosario Monteleone il segretario ligure della Margherita è partito da Genova con il nome di Stefano Zara in saccoccia ed è tornato con quello di Romolo Benvenuto sulla ghirba. Perché? «Ha deciso la direzione nazionale, il motivo non lo conosco». Se poi gli domandi se la vicenda si possa ricostruire così: «Massimiliano Costa che sponsorizzava bernvenuto è stato più forte di Rosario Monteleone che sponsorizzava Zara» ripete la stessa: «Ha deciso la direzione nazionale, ma non so perché».
C’è chi invece s’è fatto un’idea. Tutte le strade portano a Costa, il rutelliano, potente vicepresidente della Regione. Dicono che sia partito da Genova per Roma qualche tempo prima di Monteleone. Aggiungono che avesse con sé una grossa borsa, con dentro la rassegna stampa di quando Zara era in campagna elettorale fra la Foce e Albaro per il Collegio 10. Dichiarazioni così: «Adesso dobbiamo lavorare per il partito unico», «In parlamento vado perché sono un ulivista convinto», «Non aderirò ad alcun gruppo, vado nel Misto nella speranza che altri mi seguano e fondino con me il gruppo dell’Ulivo». Fra gli altri articoli, anche l’intervista al Giornale nella quale Zara, che poi nel Misto c’era rimasto da solo, diceva qualcosa del tipo: «Entro nella Margherita per fare gol ai rutelliani», e cioè con l’obiettivo di rafforzare l’ala prodiana del partito. Tanto è bastato a Francesco Rutelli il leader, così raccontano i bene informati, per cambiare idea e seguire i suggerimenti di Costa: un posto sicuro in lista per Benvenuto il presidente del partito in Liguria, con tanti saluti a Zara il conquistatore del Collegio impossibile.
Non sarebbe una novità, nella Margherita, l’«epurazione» dei prodiani: fuori sono rimasti in tanti. In Liguria Chicco Garassini, e vabbè, non era un parlamentare. Nel resto d’Italia c’è un lungo elenco di uscenti però, che arriva fino a Giulio Santagata, il fedelissimo di Romano Prodi prima escluso dalle liste, poi ripescato per la Camera ma non ai primi posti.
Tutti hanno additato il «foresto» Italo Tanoni quale responsabile dell’esclusione di Zara. Ieri Monteleone ha smentito: «Tanoni? Ma guardate che lo sapevamo tutti da subito che la direzione nazionale del partito aveva rivendicato un posto per un componente della direzione nazionale». La composizione delle liste liguri ne aveva tenuto conto, quindi. Ogni direzione provinciale aveva espresso i propri nomi, e dalla direzione regionale il segretario era partito con una chiara indicazione: fra i certamente letti ci sono Egidio Banti al Senato e Stefano Zara alla Camera.


Adesso è scontro interno nella margherita. «Costa ha usurpato ciò che i direttivi del partito avevano deciso» serpeggia il malcontento. Monteleone la mette così: «Sul caso Zara, il Monteleone pensiero lo conoscono tutti».

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