Il giornalista che divenne «Epurator»

Francesco Storace, ministro della Sanità dal 23 aprile dell’anno scorso a ieri, è nato a Cassino, in provincia di Frosinone, nel 1959. È sposato, ha una figlia ed è tifoso romanista. Il suo impegno politico risale agli anni Settanta, quando è fra i leader del Fuan, l’associazione degli universitari vicini al Movimento sociale italiano (Msi). Giornalista professionista, lavora per anni al Secolo d’Italia, l’organo del partito, che lascia da responsabile dei servizi parlamentari quando Gianfranco Fini diventa segretario del Msi e lo nomina capo ufficio stampa del partito. Esponente della corrente «sociale» del partito, lontano dall’ala «movimentista» di Pino Rauti, partecipa con convinzione alla trasformazione dell'Msi in Alleanza nazionale al congresso di Fiuggi del gennaio 1995.
Eletto per la prima volta nel 1994 alla Camera per il Polo nel collegio Aurelio-Balduina a Roma, diventa presidente della Commissione di Vigilanza Rai. In questa veste che si procura il soprannome di «Epurator» per i suoi attacchi ai dirigenti dell’azienda che ritiene faziosi. Nel 1996 viene rieletto nel collegio Aurelio-Balduina. Nel 1998 è uno dei principali sostenitori della candidatura di Silvano Moffa alla Provincia di Roma. E la vittoria del «suo» candidato contro Pasqualina Napoletano segna l’inizio della riscossa del centrodestra nel Lazio.


Il 16 aprile del 2000 viene eletto presidente della Regione Lazio, battendo il governatore in carica, Piero Badaloni, ottenendo centomila preferenze in più rispetto alla coalizione che sosteneva la sua candidatura. Ricandidato alla presidenza del Lazio da una coalizione che comprendeva anche la lista Storace, alle elezioni del 3 e 4 aprile del 2005 viene sconfitto dal candidato appoggiato dal centrosinistra, Piero Marrazzo.

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