Caccia al candidato in grado di gettare scompiglio nel centrodestra. Nonostante la secca sconfitta elettorale, il Pd continua a sperare di trovare un candidato noto e affermato desideroso di immolarsi per la causa della sinistra. I volenterosi non saranno incoraggiati dagli eventi che cinque anni fa hanno atterrato il professor Umberto Veronesi, massacrato dal fuoco dei veti incrociati prima ancora di ufficializzare la candidatura. Alla fine si era sacrificato il prefetto, Bruno Ferrante, partito con grandi e belle speranze ma sconfitto al primo turno da Letizia Moratti. Allora il sindaco era ministro dellIstruzione e in tanti erano convinti che la sua popolarità fosse troppo bassa e la sua candidatura a rischio sconfitta. Si sbagliavano.
Le cose sono andate come è noto. Adesso la storia si ripete. E oggi come allora, pare che non esista un politico in grado di sfidare Letizia Moratti con qualche possibilità di successo: nessun esponente della classe dirigente del Pd potrebbe tentare la sorte a Milano senza fare una figura persino peggiore di quella già sperimentata (ben due volte) da Filippo Penati. A complicare le cose lo spettro delle primarie, che bloccano sul nascere qualsiasi eventuale desiderio di debutto.
I nomi che circolano sono parecchi e ad alcuni di loro, sia pur cautamente, la proposta di candidarsi è stata già formulata, ricevendone in cambio gentili rifiuti. Nellelenco figurano ben due direttori di quotidiano, ovvero Ferruccio De Bortoli, alla guida del Corriere della Sera, e Mario Calabresi, al timone della Stampa. Calabresi, figlio del commissario caduto vittima del terrorismo a Milano nel 72, avrebbe già confidato agli amici di non avere alcuna intenzione di candidarsi.
Cè poi il caso del corteggiatissimo De Bortoli. Cinque anni fa era direttore del Sole 24Ore e già allora aveva garbatamente respinto linvito a tentare la sorte elettorale per palazzo Marino. Difficile pensare che questa volta le cose possano andare diversamente, anche perché lidentikit moderato di De Bortoli mal si concilia con le esigenze più radicali della sinistra, dove serpeggiano tentazioni giustizialiste e dipietreggianti.
Tra gli altri nomi della borghesia illuminata quello di Umberto Ambrosoli, il più giovane dei tre figli di Giorgio, il commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, ucciso a Milano da un killer nel luglio 1979. Umberto Ambrosoli, trentanovenne avvocato penalista, è autore di Qualunque cosa succeda, un libro sulla tragica vicenda del padre, pubblicato trentanni dopo la sua scomparsa.
La ricerca dei papabili procede a trecentosessanta gradi e tocca ogni ambito della società, oltre che delleditoria. Tra le personalità gradite e desiderate Tito Boeri, noto economista e collaboratore di Repubblica e che in passato scriveva per la Stampa. Boeri insegna alla Bocconi ed è direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti. Master alla New York University, è stato consulente del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e dellUnione europea.
Un altro oggetto del desiderio del Pd è il fratello, Stefano Boeri, architetto e urbanista, tra gli autori del masterplan dellExpo. Boeri insegna al Politecnico ed è docente allUniversità del Design di Harvard.
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