Giornalisti, un piede nel Palazzo. Il senso dell'iniziativa lo dà Donato Marra, il segretario generale: «Stabilire un rapporto sempre più stretto tra i cittadini e il Quirinale», da raggiungere con «una sempre maggiore conoscenza del ruolo istituzionale della presidenza della Repubblica, ma anche per assicurare la massima trasparenza della gestione e della vita del Quirinale».
Il Colle, da oggi, ha un nuovo sito, più aggiornato e leggibile, e una saletta adibita ai giornalisti. «Non una sala stampa», precisano, «ma un punto stampa». Delicatezza lessicale che serve a chiudere, con eleganza, una lunga storia di richieste avanzate dai giornalisti che seguono il Quirinale riuniti nell'associazione Agq e altrettanto garbati «non possumus» da parte dell'intendenza: ad opporsi, per piccole questioni di gelosia e di potere, era la corporazione dei cronisti di Montecitorio. Fatta la necessaria comparazione, comunque, la saletta del punto stampa regge bene il confronto con le sale stampa di altre presidenze di paesi occidentali. Nel senso che è più piccola, ma non troppo, di quella dell'Eliseo o della Casa Bianca, ma diversi sono anche i poteri delle istituzioni di riferimento. Ci sono le democrazie presidenziali e ci sono quelle parlamentari, e non è un caso se Giorgio Napolitano per la cerimonmia del Ventaglio ha ricevuto in forma ufficiale i cronisti parlamentari. Quelli che, ha ricordato questa mattina Pasquale Cascella, portavoce del Presidente, «seguono da vicino il maggior numero di istituzioni» della Repubblica.
Della sala stampa si parlava, inutilmente, fin dai tempi di Oscar Luigi Scalfaro. Il sito invece venne inaugurato sotto la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi. La nuova versione ha una grafica più morbida e contenuti speciali. Non solo le classiche ricerche per parola chiave nell'archivio, ma una maggiore dotazione in termini audio e video. Come il filmato in cui lo stesso Napolitano illustra la Costituzione, e così facendo dà vita telematica a quella funzione di garante e custode della Carta che gli stessi padri costituenti vollero attribuirgli.
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