La giornata nazionale dell’integrazione spiazzerà gli estremisti

E ora una «giornata nazionale dell’integrazione». Da celebrare al più presto nelle moschee, nelle scuole islamiche e nelle associazioni delle comunità musulmane. Per far conoscere la Carta dei Valori appena approntata dal ministero dell’Interno, spiegare cosa prescrive, far capire agli immigrati quello che può cambiare da oggi nella loro vita quotidiana.
È una proposta possibile, alla luce di quanto è successo negli ultimi giorni. Lunedì scorso, con una mossa a sorpresa, accogliendo l'invito che avevo loro rivolto, i moderati della Consulta islamica (la maggioranza dei suoi componenti) hanno sottoscritto la Carta, anche se non erano tenuti a farlo.
E il documento del Ministero che rischiava di restare confinato nel limbo delle buone intenzioni, ha acquistato all’istante un peso ben diverso: è diventato uno strumento vincolante e operativo, almeno per una buona parte dei rappresentanti degli immigrati.
Si è innescato così un effetto domino imprevisto: lo stesso Giuliano Amato non ha potuto che prendere atto che la situazione era cambiata, lanciando un ammonimento a questo punto obbligato: «Via dalla Consulta chi non firma la Carta». L’annuncio ha messo a loro volta nell'angolo gli estremisti della Consulta che non avevano mai avuto alcuna intenzione di manifestare pubblicamente e formalmente, con una firma, il loro avallo al documento. Passavano poche ore e si vedevano costretti a dichiarare che sì, quelle sei pagine del Viminale con ogni probabilità le avrebbero firmate anche loro.
Uscire dalla Consulta, per di più bollati come fuorilegge, andare a uno scontro frontale con il governo è un prezzo troppo alto da pagare. Metterebbe in crisi il disegno che l'islam più radicale sta portando avanti da anni nel nostro paese: moltiplicare le moschee e le scuole coraniche per continuare a occupare e controllare il territorio, la strategia del «ghetto» consigliata dai padri fondatori dell'integralismo islamico per combattere in Europa proprio il pericolo dell’assimilazione e dell'integrazione.
E dunque se gli estremisti firmeranno la Carta, si può essere sicuri che lo faranno con la riserva mentale di sempre: lasciare passare il temporale con meno danni possibili e poi riprendere la marcia. La ricetta è sempre quella: flessibili e accomodanti, se necessario, quando si parla in italiano, oltranzisti e radicali quando si parla in arabo ai fedeli nei propri santuari.
La giornata dell'integrazione servirà anche a scompaginare le loro carte. I segnali positivi non mancano. Nei suoi siti internet, la componente liberale e riformista dell'immigrazione sta già rilanciando la proposta, completandola con la pubblicazione e il commento delle norme contenute nella Carta dei Valori. «Se l'iniziativa verrà realizzata», dicono, «vogliamo essere pronti». Cogliendo il cambiamento, una ventina di moschee hanno appena certificato il loro distacco dagli estremisti dell'Ucoii e la loro intenzione di iniziare a collaborare fin d'ora, più fattivamente, sia con le autorità di governo che con gli islamici moderati.
È presto ancora per dirlo ma forse qualcosa di diverso si sta affacciando nel nostro paese.

Anche per quell'immigrato marocchino, l'ultimo di una lunga lista, che qualche giorno fa ha malmenato brutalmente la consorte perché non ne voleva saperne di accettare la sua seconda moglie. Da domani forse non potrà più dire, come ha fatto, che ha solo osservato le regole della sharia. Quelle che gli ripetevano ogni venerdì nella moschea più vicina.

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