Il giorno dopo la sbornia, si fanno sentire i postumi. Il risveglio di Giuliano Pisapia arriva sulle frequenze di Radio Vaticana. «C’è da preoccuparsi» dice in un’intervista il professor Antonio Maria Baggio, politologo, docente presso l’Università Sophia del movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich. Si parla del voto milanese. «Ci sono indici di smottamento piuttosto forti da parte della maggioranza, senza che un progetto alternativo compaia dall’altra parte del centrosinistra». E ancora: «Nel centrodestra è in crisi un progetto» ma «l’affermazione di Pisapia... non sembra ancora espressione di una sinistra che abbia superato i suoi problemi».
La traduzione politica arriva poco dopo. A parlare è Pierferdinando Casini, uno dei leader del Polo. L’Udc milanese si è fermata all’1,9%, una bella batosta: non avrà neppure un consigliere a Palazzo Marino. Casini critica i toni della campagna («il radicalismo del centrodestra superiore a quello del centrosinistra») ma soprattutto insiste sul fatto che Giuliano Pisapia non è un approdo possibile per i moderati: «C’è stata una bocciatura di quella che ancora non è un’alternativa vera».
Pisapia riceve anche il benservito dei grillini. In molti speravano in un sostegno di Mattia Calise e del Movimento 5 Stelle per il ballottaggio, nonostante il movimento di Grillo avesse già anticipato il suo disimpegno. «Non ci aggreghiamo con nessuno: destra e sinistra sono la stessa cosa. Che facciano Pisapia o Moratti sindaco, faranno sempre l’Expo e milioni di metri cubi di cemento» taglia corto Grillo. Insomma, nessun aiuto da questo fronte.
«Non penso ad apparentarmi, ma penso a continuare a parlare alla città» dice Pisapia. E fa una promessa destinata a creare trambusto nelle segreterie di partito: «Nella mia giunta ci sarà una presenza femminile pari al 50%». Insomma, un assessore su due sarebbe di sesso femminile. Una questione che si lega al tema aperto del vicesindaco: si era parlato di una donna ma le candidate sono molte e aprire questo capitolo significa scatenare caos e malcontento nella coalizione.
L’impressione generale, comunque, è che Pisapia voglia procedere di testa sua, in modo autonomo dai partiti, a partire dal Pd. Il Partito democratico festeggia il 28,6 per cento, ma a sorpresa il successo di preferenze riguarda soprattutto candidati outsider come Stefano Boeri (che ha fatto il boom di preferenze) e dell’area ex Margherita.Più debole il sostegno agli ex ds: molti consiglieri sono costretti a sperare nel successo al secondo turno per entrare a Palazzo Marino.
Molto pesante il voto alla sinistra più estrema: tra Sinistra ecologia e libertà (4,7), la Lista civica per Pisapia (3,1) e Rifondazione comunista (3,1), il voto che si può definire comunista è intorno al 12 per cento. Un valore altissimo, soprattutto se lo si somma al 2,5 dell’Italia dei valori di Di Pietro e all’1,7 dei radicali.
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