Un giorno senz’auto? Ok ma è tutto inutile se poi ognuno va per la sua strada

Ci risiamo, domenica a Milano tutti a piedi. Così saranno contente le mamme antismog che lo scorso anno erano scese in piazza «per battere un colpo di tosse» (ma per favore!), le sciure milanesi che girano con quelle belle bici retrò col cestino di vimini, i verdi che volevano un «segnale politico» e chi, come me, ama correre e che per una mattina non si troverà a dover zigzagare tra le auto. Ma gli altri? Beh, ho il sospetto che gli altri non la prenderanno benissimo. Ammettiamolo, il blocco auto dopo una settimana di lavoro, quando uno magari sogna la gitarella con moglie e figli è una bella seccatura. E poi ormai s’è capito che lo stop tutti questi grandi benefici ambientali non li porta proprio. Anzi. In passato è successo anche che il pm10 sia aumentato proprio durante la giornata in cui le auto sono rimaste in garage. E, seppur superficiale, basta una riflessione per capirlo: perché di emergenza ambientale si parla solo e sempre d’inverno? Perché il 44 per cento delle emissioni nocive che ricadono sulla città è provocata dagli impianti di riscaldamento che sono vecchi e poco controllati, nonostante la task force che dovrebbe vigilare sul rispetto dei venti gradi centigradi. E i dati sono quelli forniti dal Comune, non dal fruttivendolo sotto casa. Certo, negli ultimi trent’anni, la qualità dell’aria in città è nettamente migliorata e non è una sensazione: ci sono gli studi dell’Arpa, l’ente che monitora la qualità ambientale a certificarlo. Ma il problema resta ed è un problema che, al di là delle multe milionarie Ue annunciate con un certo godimento dall’ala oltranzista degli ambientalisti, va risolto. Se ne parla ormai da una ventina d’anni. E se non hanno funzionato domeniche ecologiche, targhe alterne, blocchi, Ecopass e altre diavolerie significa che le auto sono solo una parte del problema anche perché le case automobilistiche sulla qualità ecologica dei propri prodotti hanno investito non poco in questi ultimi anni. E poi quante sono le vecchie carrette inquinanti ancora in circolazione? A naso nella nostra città poco meno di 200mila, ma sempre meno. Perché tra divieti di circolazione, incentivi di rottamazione e promozioni in molti, facendo anche qualche sacrificio, si sono convinti a cambiarle. E allora è il caso che si cominci a guardare anche da qualche altra parte. Che si cominci a pensare ad interventi magari impopolari ma strutturali e più a lungo termine che riguardino le fonti di energia, gli impianti, le costruzioni, la manutenzione delle vecchie case e così via. Ma non basta ancora. Per dare una logica ad una serie di interventi necessari servirebbe una regia, qualcuno che coordinasse le azioni secondo un piano d’azione preciso. Faccio un esempio. Che senso ha che domenica il sindaco di Milano decida di bloccare il traffico quando, non dico Bergamo, Brescia o Sondrio, ma nessun altro comune dell’hinterland farà lo stesso? Che senso ha che su un tema così delicato Comune, Provincia e Regione si muovano ognuno per conto suo? Nessuno.

E allora domenica andiamo pure tutti a piedi e godiamocela. Chi di corsa, chi sui pattini, chi in bici e chi in auto con il pass approfittando del fatto che non ci sarà traffico. Ma mettiamoci anche il cuore in pace: non servirà a nulla.

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