Daniel JeanRichard fu l'uomo che introdusse l'arte dell'orologeria tra le montagne del Jura. Si era alla fine del 1600 e da allora la gente di queste vallate è rimasta grata a questo agricoltore, pioniere di una delle tre industrie principali della Confederazione Elvetica, che fondò un'azienda attiva, pur con vari passaggi di mano e vicissitudini, fin verso gli anni 60 del secolo scorso. Poi l'oblio, fino a quando, nel 1992, la Girard Perregaux, nella persona di Gino Macaluso, ne rilanciò la produzione. Oggi la JeanRichard di La Chaux-de-Fonds fa parte del Gruppo Sowind ed è guidata da uno dei più giovani manager del settore in assoluto: Massimo Macaluso, figlio di Gino. Ventinove anni, studi in Economia e Commercio e un passato da pilota d'auto come il padre, Massimo è dal 2003 il Managing director dell'azienda ed è la persona che meglio di qualsiasi altra può raccontare il percorso di questa nuova e, al tempo stesso antica, realtà dell'industria orologiera.
«La JeanRichard - spiega Massimo - rappresentava l'alternativa a prezzo contenuto dei modelli Girard Perregaux. Oggi abbiamo riposizionato in alto il marchio, cambiato il nome (prima era Daniel JeanRichard, n.d.r.), ma rispettato ancor più alla lettera la filosofia originaria. Infatti, siamo completamente autonomi rispetto alla Girard Perregaux, i nostri movimenti sono ora al cento per cento di manifattura, realizzati dalla GP Manufacture, abbiamo creato una squadra d'una quarantina di giovani orologiai e lavoriamo non per il domani immediato, ma a medio e lungo termine per affermare la marca».
Perché questo riposizionamento? «Per affrontare il mercato di massa - dice Macaluso - ormai si è obbligati ad andare in Cina per riuscire a tenere bassi i costi, ma questa non è la nostra vocazione; vogliamo continuare a fare quello che sappiamo fare meglio, cioè orologi di qualità».
E quanti pezzi producete? «All'incirca 8mila l'anno, con una crescita del 30% rispetto al 2004 e un obiettivo di diecimila annui.
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