Giovani in «fuga», la città invecchia

Trend negativo da un decennio mentre aumentano gli stranieri

Matthias Pfaender

Milano sta velocemente invecchiando: 90mila giovani in meno dal 1995 a oggi. A sollevare la questione è la Fondazione Ambrosianeum, che ieri mattina ha presentato l'annuale volume «Rapporto sulla città - Milano 2006». «Di solito si parla dei problemi solo quando questi si presentano in tutta la loro serietà; e così ci ritroviamo a parlare dei giovani nel momento in cui questi ci lanciano forti segnali d'allarme: nell'ultimo decennio i giovani milanesi tra i 18 e i 29 anni sono diminuiti del quaranta per cento». Sono le parole di Eugenio Zucchetti, professore di sociologia all'Università Cattolica e curatore del rapporto. «Le persone incluse nella fascia tra i 30 ed i 40 anni - ha continuato Zucchetti - hanno subito invece una leggera crescita; ma solo per effetto dell'immigrazione». Un contributo importante, quello degli immigrati, ma non sufficiente a mitigare il peso, per le future generazioni, dell'imponente carico sociale.
I giovani dunque abbandonano Milano, e i pochi che rimangono procrastinano sempre più la creazione di una famiglia propria, e il primo figlio, sempre che ne abbiano uno, lo fanno oltre i trentacinque anni. «L'"adultità" (neologismo sociologico che esprime il passaggio alla maturità ed al periodo delle scelte decisive) a Milano - spiega il professore della Cattolica - è un obiettivo difficile da raggiungere, per tre ragioni fondamentali: lavoro, casa e cultura». Gli impedimenti che scoraggiano i giovani milanesi a procreare non sono quindi legati solo alla precarietà del mondo del lavoro, che crea incertezze e insicurezze, o alla permanente mancanza di abitazioni, ma anche a una cultura che si può definire «fatica del distacco». «Non esiste più il conflitto generazionale - denuncia Zucchetti - che faceva smaniare i giovani di vent'anni fa per andare via di casa. Oggi la famiglia sostiene il ragazzo nelle sue difficoltà, ma allo stesso tempo lo soffoca e non lo lascia partire». Fonte di disagio per i ragazzi milanesi sono anche le condizioni di vita nelle periferie, dove mancano servizi, risorse e luoghi di socializzazione ed aggregazione.
Ma nella Milano che non è proprio più da bere, c'è da sottolineare come molti giovani sappiano rispondere alla mancanza di punti di riferimento in modi alternativi al rifugio nell'edonismo. «Milano consta di un rilevante patrimonio umano, formato da numerosi giovani che partecipano alla vita sociale, che si associano e si spendono per gli altri o per una causa ritenuta meritevole» ha illustrato Zucchetti. «Molti giovani poi sarebbero disposti a partecipare ad attività di volontariato - ha sottolineato - se solo gli si presentasse la possibilità di farlo. È da persone come queste che bisogna ripartire per rilanciare l'intero gruppo dei giovani milanesi». Punto d'arrivo dell'analisi di Zucchetti la richiesta, fatta a istituzioni e sistema industriale, di politiche per una buona formazione e istruzione dei giovani, forme di tutela e di sostegno nel mondo del lavoro, agevolazioni per le giovani coppie, riqualificazione delle zone periferiche.


A nome del Comune ha risposto Mariolina Moioli, assessore alla Famiglia, scuola e alle politiche sociali: «I giovani sono una delle nostre priorità - ha detto -. Il sindaco Moratti ha intenzione di creare la "Consulta dei giovani" per capire i loro bisogni e dare delle risposte».

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