Giovanni Chang

Ieri abbiamo raccontato il martirio del missionario francese Jean-Pierre Néel in Cina e del globo luminoso che si posò per qualche istante sul suo cadavere decapitato riempiendo di stupore tutti quelli che avevano assistito all’esecuzione. Era il 1862 e insieme a lui erano stati giustiziati tutti i cristiani della missione di Kya-cha-long. Tra questi c’era Giovanni Chang, che era stato battezzato da pochi giorni. Chang era nato nel 1805 a Kwei-yang, faceva il falegname e si dedicava anche al piccolo commercio. Si sposò ed ebbe molti figli, diversi dei quali morirono piccoli. Gli morì anche la moglie. Dopo qualche tempo Chang si risposò. Ancora nacquero dei figli e ancora ne morirono. Allora Chang decise di immergersi nella religione per cercare di conoscere il senso della vita. Era nato in una famiglia buddista ma non trovò nel buddismo risposte soddisfacenti. Allora passò al taoismo, ma anche qui finì per lasciar perdere, perché non c’era quel che andava cercando. Sentì parlare del cristianesimo e volle conoscerlo. Anzi, lo studiò così a lungo e così approfonditamente che decise di diventare catecumeno. Era talmente entusiasta di aver trovato ciò che così a lungo aveva cercato, da trasformarsi in un convinto apostolo e predicatore tra amici e parenti. Ricevette il battesimo il 16 febbraio 1862 dalle mani del padre Néel.

Due giorni dopo incappò nella retata che acciuffò il missionario francese e tutti i cristiani locali. Vennero legati per i capelli alle code dei cavalli e trascinati davanti al mandarino a Kay-cheu. Condannati a morte, furono decapitati fuori città.

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