Il Sindaco di Genova, Marta Vincenzi, non si è resa conto - concedendo un alloggio al Comitato «Carlo Giuliani» - di aver offeso (privilegiando la memoria di un attentatore) un certo numero di cittadini genovesi che si riconoscevano nella qualifica di «Ragazzi di Piazza Alimonda» e che sino a poco tempo addietro - quando i più erano ancora vivi - si ritrovavano a raduno conviviale, quasi annualmente.
Noi avevamo denominato la nostra piazza «Repubblica di Piazza Alimonda». Tutti i Ragazzi di Piazza Alimonda, in età compatibile con il servizio militare, combatterono nel secondo conflitto mondiale. Altri, come il sottoscritto, partirono volontari: ricordo Gianni Gigli Cervi, Gian Giacomo Schioppo, Orlando Parodi (questultimo, poi, partigiano vero e non fasullo, decorato al V.M., già comunista ed entrato in dissidio col proprio partito per disgusto verso i «compagni» dellultima ora, comunisti per opportunità carrieristica).
La piazza - che porta il nome di un illustre sacerdote genovese (il Cardinale Gaetano Alimonda) - ebbe, da noi ragazzi, lappellativo di «Repubblica» perché corredata di strutture autonome ed indipendenti. Avevamo, infatti, una parrocchia autonoma (N.S. del Rimedio) col rango di «Chiesa Esente» e Abbazia, col coro dei Canonici come la Curia arcivescovile e con un eroico, misconosciuto Abate, cui accennerò qui di seguito. Avevamo la farmacia, il Commissariato di P.S., tutti i possibili negozi di alimentari e, persino, una depandance del Monte di Pietà, nonché due barbieri, il carbonaio (che, allora, vendeva anche il ghiaccio) un ristorante, due macellerie, una pasticceria, tre bar con biliardo, una fabbrica di mobili, una nota vetreria, un forno di torte e farinata, un forno panetteria, lunica - allora - ditta di acque minerali (la «Water») una ricevitoria del lotto, due taxisti, alcune signore che, notoriamente, cedevano il proprio corpo a scopo di lucro, un circolo di Azione Cattolica (il «Ludovico Gavotti»), il pollivendolo, il calzaturificio, il tabaccaio, la stiratoria-lavanderia, lantiquario, lorinatoio pubblico, il giornalaio, due latterie, il macellaio, lostetrica, alcuni medici, il negozio di oli e saponi, ecc.
I veri eroi di Piazza Alimonda furono tre (per i quali lattuale Abate acconsentirebbe a porre una lapide in chiesa; ma noi, superstiti, vorremmo un riconoscimento ufficiale del Comune): Giovanni Amarena, Sottotenente della Divisione «Cosseria», Caduto in Russia, Medaglia dOro al V.M. (al quale Genova ha dedicato una strada), Vittorino Moretti, Sottotenente pilota, Medaglia dArgento al V.M. ed Elio Panerai deportato in Germania e deceduto nel lager di Dachau.
Laltra eroica figura è quella dellAbate Don Luigi Parodi, protagonista del seguente episodio, del quale fui testimone oculare. Ad evidente smentita della vulgata resistenziale di insurrezione genovese, i tedeschi procedevano, disarmati, in fila per tre, diretti a Villa Paradiso, in Albaro, in una interminabile colonna lungo Via XX Settembre, Corso Buenos Aires e Tommaseo. Qui, davanti al monumento a Belgrano, un sottufficiale, armato di M.G., sorvegliava le strade adiacenti e sparava su qualsiasi cosa vedesse muoversi. Un vecchietto (dissero, poi, che fosse sordo) attraversò via Caffa e fu fulminato da una raffica. Si vide allora Don Parodi uscire imperterrito dalla chiesa, vestito da perfetto bersaglio (tonaca nera e cotta bianca) percorrere la strada sino al morente - sempre sotto larma del tedesco puntata, ma fortunatamente o intelligentemente non usata - inginocchiarsi, somministrargli lestrema unzione, voltare la schiena al militare e rientrarsene lentamente in chiesa.
Oltre ai già accennati Caduti, furono molti gli abitanti di Piazza Alimonda che diedero lustro a Genova. Ne ricordo alcuni fra i tanti: lavvocato Paolo E. Cavagnaro, ufficiale degli Alpini, partigiano, presidente del Sindacato Avvocati e Presidente del «Gaslini»; Nello Costaguta, ufficiale degli Alpini, presidente della «Gaslini Oli» e campione italiano di non ricordo quale specialità sciistica; Ada Biagini, campionessa italiana di scherma ed attrice cinematografica; il Questore Costa; il giornalista sportivo Gianni Cerri; lavvocato Luciano Cenni, ufficiale in «Savoia Cavalleria», primo, ultimo ed unico Consigliere comunale monarchico; lingegner Luigi Fedelini, ufficiale dArtiglieria Alpina e direttore dellIbi; il professor Piero Campodonico, assessore comunale, uomo di lettere e di teatro; Aldo G.B. Rossi, ingegnere, scrittore e poeta; Lino Cairoli, il noto titolare del bar degli aperitivi; gli avvocati Gonella (il padre ufficiale dei Bersaglieri e deputato); mio padre, capitano di lungo corso (già definito da questo giornale «Lultimo corsaro del Mediterraneo» per aver catturato e portato a DAnnunzio, a Fiume, il piroscafo «Persia» carico darmi e munizioni); Ivano Saporiti, già Cancelliere Capo alla Procura di Genova, Guido Zavanone, Procuratore Generale della Corte dAppello, Piero Benzi, direttore del «Credito Italiano», Don Mario Soldi, parroco di Neirone e, per finire - immodestamente - il sottoscritto, alpino, colonnello, presidente nazionale dei Volontari di guerra italiani.
Detto tutto questo, non mi parrebbe fuori luogo che il Sindaco di Genova - vista la recente sentenza della Corte Europea - si acconciasse a far tacitamente dimenticare lepisodio Giuliani, presenziando alla posa duna lapide in ricordo dei tre sunnominati Caduti, veri eroi di Piazza Alimonda.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.