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Giovedì il brivido dell’asta Bot, esperti ottimisti

Da investimento tranquillo per definizione a «osservati speciali»: l’altalena degli spread ha trasformato i titoli di Stato in argomento del giorno. Soprattutto ieri, quando la drastica accelerazione del rendimento del Btp decennale al 6,67% ha allargato la differenza con il Bund tedesco, fino al record di 491 punti base. Nei prossimi giorni, il test significativo riguarderà i Bot: giovedì 10 novembre, il Tesoro offrirà infatti in asta titoli annuali per 5 miliardi, in coincidenza con la scadenza del 15 novembre, che riguarderà Bot di analoga durata per un totale di 6,05 miliardi. Non sarà collocato, invece, il Bot trimestrale che, per mancanza di specifiche esigenze di cassa, non sarà offerto dal ministero dell’Economia, il cui settore debito pubblico è diretto da Maria Cannata. Un segnale positivo, secondo Angelo Drusiani, responsabile del mercato monetario della banca Albertini-Syz: «Questo tipo di titoli è acquistato dagli investitori istituzionali, quindi vengono emessi se le banche li richiedono o se il Tesoro ha esigenze di cassa, che evidentemente al momento non ci sono».
I Btp torneranno a essere sotto i riflettori lunedì prossimo, 14 novembre, quando il Tesoro offrirà in asta la quinta tranche del Btp quinquennale. L’ammontare minimo dell’intera emissione, così come era stato programmato a suo tempo dal ministero, era di 9 miliardi di euro: l’importo della prossima tranche sarà reso noto ufficialmente a metà settimana, ma una previsione attendibile è che si aggirerà tra i due e i tre miliardi. A fine mese, poi, ci sarà un’ulteriore scadenza, questa volta per Bot a sei mesi, da 8,8 miliardi di euro. In totale, dunque, a novembre scadranno Bot per 14,85 miliardi di euro. E sempre a novembre, sono previste un’asta di Bot e Ctz per il 25 e un’altra di titoli a 12 mesi per il 29.
Che attese si preannunciano per i risparmiatori, ma ancor più per la situazione economica generale? La fuga dei rendimenti non lascia certo indifferenti: per la prima volta, notano gli operatori, il Btp a cinque anni è arrivato a raggiungere, e addirittura superare, il rendimento di quello decennale, al contrario di quanto avviene normalmente, dando un chiaro segnale dell’incertezza che agita i mercati. In altri termini, i titoli di Stato italiani possono riservare ancora buoni affari agli acquirenti, ma la questione è più politica che tecnica: «Il quadro politico non chiaramente delineato continua a spingere i rendimenti verso l’alto - spiega ancora Drusiani - mentre potrebbero scendere se la situazione dovesse cambiare, con l’attuazione delle manovre che l’Europa si aspetta. D’altra parte, proprio la situazione incerta potrebbe provocare, alle prossime aste, una domanda minore rispetto alla media, tenendo conto che comunque la richiesta di titoli di Stato italiani è sempre elevata, sia a livello nazionale che internazionale».

Secondo l’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia, tra i detentori di titoli di Stato gli operatori esteri possiedono il 46,2 % del totale.

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