Politica

Giravolta dell’Unione: giornale non serio

Quando criticava Berlusconi era prestigioso, ora non più. Visco: «Analisi sbagliata». Ma Capezzone: le preoccupazioni del Ft sono legittime

da Roma

Le analisi del Financial Times? Vanno prese sul serio soltanto quando criticano Silvio Berlusconi altrimenti sono sbagliate. L’ex ministro del Tesoro, il diessino Vincenzo Visco, neppure un mese fa dichiarava convinto «l’Italia rischia l’Argentina» ovviamente secondo Visco a causa delle politiche del governo di centrodestra. Ad avvalorare questa tesi aggiungeva «L’ha scritto il Financial Times è una cosa seria». Ma nel breve volgere di qualche giorno l’autorevolezza del quotidiano è finita nel nulla e anche i giudizi del suo condirettore Wolfgang Munchau non vanno presi in considerazione. Visco giudica l’editoriale pubblicato sul quotidiano britannico «interamente sbagliato». Inoltre, aggiunge «l’analisi del Ft dimostra una scarsa conoscenza del nuovo governo». E pure il portavoce di Romano Prodi, Silvio Sircana, non sembra voler prendere sul serio l’editoriale. «Non credo i mercati siano preoccupati. - dice Sircana -. Il mercato starà a guardare le politiche che noi porteremo avanti e su quelle valuterà se avere fiducia in noi. Finora la comunità internazionale ha, generalmente, visto con favore il fatto che in Italia abbia vinto Prodi e non Berlusconi».
Tocca al ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemanno di An, osservare come «durante il governo Berlusconi la sinistra si compiaceva degli attacchi della stampa straniera amplificandoli in Italia». Ora, aggiunge Alemanno, la sinistra deve imparare «ad essere solidale quando sono minacciati i nostri interessi nazionali».
Amaro il giudizio del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. «Purtroppo per il nostro Paese l’articolo di Munchau non è isolato ma riflette l'opinione diffusa nelle capitali e nei circoli internazionali più responsabili - osserva -. Per quanto ci riguarda faremo tutto il possibile nell'interesse esclusivo dell'Italia».
Per l’azzurro Mario Ferrara, responsabile nazionale delle politiche di bilancio di Forza Italia, sarebbe meglio che Visco si rendesse conto «che la campagna elettorale è finita» visto che «l’editoriale del Financial Times non fa altro che fotografare la situazione reale dell’Italia, dove c’è una pseudo maggioranza che si è autoproclamata tale con a capo l’ex presidente della Commissione europea (lo stesso Romano Prodi ndr) che per cinque anni non ha fatto altro che il notaio delle scelte infauste dell'asse franco-tedesco». Secondo il senatore di Fi, Paolo Guzzanti con le bocciature incassate da Financial Times e New York times «è cominciato malissimo l’esame internazionale di Prodi».
Anche un alleato del centrosinistra, il segretario radicale Daniele Capezzone, invita il Professore a non prendere «sotto gamba le preoccupazioni del FT, così come, qualche giorno fa, le considerazioni non lievi dell'Economist». Per Capezzone «l’Unione ha bisogno di una svolta economica», ci vorrebbe più Biagi, aggiunge augurandosi «che Prodi voglia puntare su riforme liberali». Un auspicio che suona utopico per un’alleanza dove pesano molto i voti di Rifondazione e dei Comunisti italiani.
«L'allarme del Financial Times è giustificato», dice infatti un altro radicale questa volta però alleato del centrodestra, Benedetto Della Vedova. «Prodi è un conservatore - osserva il leader dei Riformatori liberali -. Serve una terapia d'urto per privatizzazioni e debito pubblico, come previsto nel programma della Cdl».

Della Vedova denuncia come una eventuale maggioranza di centrosinistra sarebbe condizionata «in modo decisivo da Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Verdi e correntone Ds» e che quindi «finirebbe inevitabilmente per riprodurre gli errori statalisti e antimercato, che sono la causa delle difficoltà europee e italiane e non potranno in alcun modo esserne i rimedi».

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