Non per i Cento, ma per i Centocinquanta: Milano torna nel Giro. Dopo due anni di «purgatorio», tra incomprensioni e dispetti, la città torna ad essere la sede d’arrivo della corsa ciclistica più importante d’Italia, seconda in Europa solo al Tour.
Non per i Cento anni del Giro, ma per i Centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Partenza il 7 maggio 2011 da Torino, come annunciato ieri mattina in pompa magna nella splendida Reggia di Venaria Reale. E arrivo domenica 29 a Milano. Dopo due anni di black-out tra l’amministrazione cittadina e gli organizzatori della corsa rosa.
Nel 2009, per il Centenario, un passaggio, un traguardo di sfuggita, sfregiato da uno sciopero insensato da parte dei corridori che si erano lamentati per la mancanza di sicurezza sulle strade. Un anno fa partenza dal Lido di Venezia e arrivo a Roma. Quest’anno Milano nemmeno presa in considerazione: partenza da Amsterdam e arrivo a Verona. Il prossimo anno si dovrebbe tornare all’antico, alla tradizione: partenza da Torino e arrivo a Milano, come accaduto nel 1961, per il Giro del Centenario dell’Unità d’Italia, quello vinto dal romagnolo Arnaldo Pambianco. In quel Giro era Jacques Anquetil l’uomo da battere e se non fosse stato per un panino indigesto, quel Giro a Milano si sarebbe davvero concluso con la vittoria del francese. Ad Anquetil era bastata la lunga crono di Bari per mettere a tacere tutti e vestire la maglia rosa. Poi, nella Ancona-Firenze di 250 chilometri, Pambianco si accorse che il francese si stava mangiando anche la carta che avvolgeva il panino. «Se arriva a fare una cosa simile racconterà in seguito Pambianco -, significa che tanto lucido non è». Decise di attaccare, l’Armando. E arrivò in rosa a Milano con 3’45 secondi su Jaques Anquetil.
Milano riabbraccia il ciclismo e il suo Giro. Qui il Giro è nato e si è formato: cresciuto. Qui la corsa è partita per quaranta volte. Qui la corsa si è conclusa per ben 72 volte. Lo strappo è avvenuto per una serie di incomprensioni con l’amministrazione della città, anche perché gli organizzatori della «corsa rosa» in materia di tappe di partenza o arrivo hanno solo l’imbarazzo della scelta. Basta recarsi nell’ufficio di Angelo Zomegnan, il direttore della corsa rosa, e vedere la cartina dell’Italia che ha dietro alla propria scrivania, piena zeppa di spilli rossi e blu che stanno a significare le candidature di sede di arrivo o di partenza. Milano ha sempre risposto con grande partecipazione di pubblico, ma negli ultimi tempi era mancato il feeling tra Palazzo Marino e via Solferino.
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