L'hanno detto mille volte a vanvera, ripetendo la frase fatta anche di fronte all'evidenza di percorsi ridicoli (leggi 2009), stavolta possono dirlo a ragion veduta: non ci sono dubbi, «è un Giro durissimo». Il geometra che disegna il percorso, sua crudeltà Angelo Zomegnan, rinnega definitivamente il genere "famolo strano" di due anni fa, quando riuscì a mettere la Cima Coppi nelle Marche, e ci va giù pesante. Evidentemente, gli è servita - e gli è piaciuta - la lezione dell'anno scorso, con quel magnifico Basso a trionfare in un'edizione massacrante, con gli sterrati del Senese, gli Zoncolan e i Mortiroli a smazzare il gruppo. Ecco, quello era sembrato un percorso per eroi. Questo, il numero 94, è pure peggio. In omaggio al 150° dell'unità d'Italia, ripercorre un po' le orme dei Mille. Troppo facile definirlo Giro garibaldino. Chi vince? Vince l'ultimo che resta in piedi.
PREGI Sette arrivi in salita, ma non per modo di dire. Sono verissimi, sono tantissimi. Si comincia a Monte Vergine, sopra Avellino, e si finisce sul Sestriere. In mezzo, su e giù continuo, con Etna, Grossglockner (in Austria), Zoncolan, Nevegal, Giau, Marmolada, Tonale, Aprica, Colle delle Finestre e altre cosette medie. Un inferno. Ma non basta. C'è anche il pregio di 67 chilometri a cronometro: a squadre il primo giorno, in salita al Nevegal, individuale a Milano l'ultimo giorno (anche il ritorno a Milano, con l'armistizio firmato tra organizzazione e Municipio, è un grosso pregio). E' chiaramente un Giro per campioni completi: forti a cronometro, fortissimi in salita. Basso, per esempio. Ma lui non ci sarà: stavolta vuole puntare tutto sul Tour. Giustamente. Sarà il Giro su misura per Basso, senza Basso. Sperando tocchi a Nibali.
DIFETTI Il difetto peggiore rischia d'essere il cast dei campioni al via: Contador fuorigioco per doping richiama tutti al Tour, come mosche sul miele. Ma per risolvere questo problema c'è ancora tanto tempo: giudizio sospeso. Nel frattempo, i velocisti piangono sulla miseria di soli cinque arrivi per la categoria. Ma queste sono le regole del mercato: le tappe di pianura non piacciono a nessuno. Cinque vanno bene. I corridori lamentano anche l'eccesso di trasferimenti notturni da una città all'altra, ma in un Giro che vuole disegnare l'unità del Paese il disagio diventa inevitabile: l'Italia, almeno quella, non l'ha disegnata Zomegnan. Diciamo le cose come stanno: difetti pochi. Io ne vedo uno imperdonabile: rinunciare alla signora di tutte le salite, il Mortirolo. Per me dovrebbe essere il primo nome che la matita scrive, il resto di conseguenza. Ma dei miti e delle leggende, delle tradizioni e dei monumenti, Zomegnan se n'è sempre bellamente impippato. Il suo cuore non tradisce romanticismi. Lui va dove lo porta il portafogli. Anche questo un metodo rispettabile.
CURIOSITÀ Anche stavolta polvere, o fango se piove. La trovata degli sterrati è piaciuta molto l'anno scorso, così ne avremo ancora. Di nuovo in Toscana (tappa di Orvieto) e sul Colle delle Finestre. Nuova regola: al Giro, il campione deve correre dalla polvere all'altare.
IMPERDIBILI Segnarsi in agenda i week-end (scelta intelligente e doverosa). Nel primo c'è l'assalto all'Etna, e speriamo che il nostro terrunciello Nibali non si lasci tradire dalle passionali pressioni dei suoi compaesani messinesi. Nel secondo c'è un trittico feroce, con Grossglockner, Zoncolan e tappa della Marmolada. Nell'ultimo, massacro di sabato fino al Sestriere, quindi sgobbata conclusiva di domenica nella cronometro milanese.
NUMERI Chilometri totali 3496. Media 166 giornalieri. Dislivello totale 24.000 metri. Attraversate 17 regioni su 20. Toccate 61 province. I comuni sono 500. Come sempre, più di sempre, il Giro sarà un magnifico viaggio nel Paese realmente reale, fin dentro gli angoli più remoti e nascosti della nostra società.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.