ModenaMacché candidato a fare il giudice popolare, quello era in carcere da un anno e mezzo. Una bella gaffe per l'anagrafe del comune di Modena, in un municipio che da sempre si vanta di grande efficienza. Nei giorni scorsi ha convocato in Corte d'assise un giovane che in realtà era recluso nel penitenziario cittadino, il Sant'Anna. La lettera è arrivata alla madre: leggendo di Corte d'assise ha temuto subito che la posizione del figlio, dentro per reati di droga, si fosse ulteriormente aggravata. Si è rivolta all'avvocato di famiglia che l'ha tranquillizzata: «Stia serena, è stato un errore. Semplicemente non sapevano che il ragazzo fosse stato arrestato».
Se ne riparlerà, eventualmente, fra alcuni anni, quando avrà scontato la sua pena, anche se al momento di aggiornare gli elenchi, cosa che avviene ogni due anni, staranno più attenti. L'ufficio anagrafe aveva creato un gruppo di alcune decine di persone dalle quali avrebbe poi estratto i dodici giudici popolari: sei sono effettivi, altri sei sostituti. Affiancheranno i due togati nella prossima tornata di processi in Corte d'assise. Lì vengono processati gli imputati dei reati più gravi, a partire dall'omicidio. La responsabilità è elevatissima, anche se sulla carta i requisiti necessari per l'esercizio di queste funzioni di magistrato aggiunto sono soltanto quattro: la cittadinanza italiana, godere dei diritti civili e politici; un'età fra i 30 e i 65 anni; la licenza media inferiore.
Alla madre del giovane emiliano è arrivata una raccomandata dell'ufficio anagrafe in cui si chiedeva di compilare il modulo allegato alla lettera di accompagnamento: nome, cognome, luogo e data di nascita, eccetera. Tutte informazione garantite dalla legge sulla privacy, come specificato da un apposito asterisco. Servivano all'aggiornamento delle liste «per un'eventuale convocazione a giudice popolare in Corte d'assise». La signora non ci ha capito molto, indubbiamente ha equivocato, temendo che il figlio sarebbe finito davanti a quella corte per essere giudicato per reati più gravi, di cui magari non era neppure a conoscenza.
Un errore come tanti, di una pubblica amministrazione. Bastava aggiornare la posizione giudiziaria dei destinatari dei moduli prima di mandarli. Questa storia servirà da monito anche per gli altri uffici dell'anagrafe di tutta Italia.
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