Il giudice al San Paolo: «Dovete reintegrare 41 infermieri stranieri»

«Anche i lavoratori extracomunitari possono essere assunti a tempo indeterminato in un ente pubblico e hanno diritto alla stabilizzazione del posto, come previsto dalle norme vigenti». Lo ha deciso un’ordinanza del giudice del tribunale Carla Bianchini che ha accolto un ricorso di Cisl, Cgil, Cisl Fps e Cgil Funzione pubblica milanesi.
Il sindacato si è appellato, in particolare, al caso di 41 lavoratori extracomunitari (tra infermieri, tecnici e operatori sanitari) in forza all’ospedale San Paolo i quali, pur avendone maturato i requisiti (un certo numero di contratti a termine o come collaboratori, ripetuti nel tempo), per via della cittadinanza non italiana non erano stati ammessi, dalla direzione, alle procedure per la stabilizzazione del posto nel pubblico impiego, introdotte con le leggi finanziarie 2007 e 2008.
«L’ordinanza del giudice - osserva il segretario generale della Cisl milanese, Fulvio Giacomassi - mette fine a un’ingiustizia e a una palese discriminazione. Il criterio per decidere un’assunzione deve essere la professionalità della persona e non il colore della pelle o il Paese d’origine. A maggior ragione in un settore delicato come la sanità, dove il ruolo dei lavoratori stranieri è fondamentale.
Molti ospedali italiani se non potessero contare sul lavoro di tanti infermieri e operatori sanitari provenienti da oltreconfine dovrebbero chiudere. E i cittadini lo sanno. Adesso ci auguriamo che questa ordinanza venga presa ad esempio anche altrove».
«La situazione che si era creata - dichiara Alberto Guariso, l’avvocato che ha seguito il ricorso - era particolarmente assurda: chiunque sa che negli ospedali lavorano decine e decine di infermieri e operatori extracomunitari, che sono condannati ad una situazione di perenne precarietà, potendo essere assunti solo a termine. Ora si è fatta giustizia. Sorprende, tuttavia, la strenua opposizione del San Paolo nel corso del giudizio, posto che la possibilità di avere a disposizione una platea più ampia di candidati alla stabilizzazione, senza esclusioni per razza o nazionalità che nulla hanno a che vedere con la professionalità, dovrebbe rientrare nell’interesse degli stessi ospedali».


Il giudice, nell’ordinanza depositata il 30 maggio (il ricorso risale al 20 marzo 2008), ha dichiarato «il comportamento discriminatorio dell’azienda ospedaliera San Paolo» e ha ordinato «alla stessa di ammettere i dipendenti extracomunitari già assunti con contratto a termine o con contratto di collaborazione coordinata e continuativa alle procedure di stabilizzazione previste dalle norme di legge e dalle norme contrattuali fermi restando gli ulteriori requisiti diversi dalla cittadinanza».

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