Il giudice scarcera i due studenti e i compagni li portano in trionfo

Manifestanti a palazzo di giustizia: un altro giorno di tensione In corteo su un camion i responsabili dei disordini di martedì

Oltre tre ore tra slogan, insulti e minacce davanti al Tribunale, poi a mezzogiorno e mezzo «Gimmi» e «Teino» escono con le braccia in alto in segno di trionfo. L’arresto per disordini di martedì è convalidato ma vengono messi in libertà in attesa del processo che inizierà il 25 novembre. E allora trionfo sia: i due vengono issati su un camioncino e via in corteo rumorosamente fino a piazza Fontana.
Quei «bravi ragazzi» dei centri sociali hanno dunque ancora una volta trascinato la città in una giornata ad alta tensione. E con questa siamo già a sei. Anche se la striscia è destinata ad allungarsi. Perché oggi andranno a verificare se la libreria di Comunione e Liberazione in Statale è rimasta chiusa. Qui infatti il 3 ottobre cinque anarchici per farsi 800 fotocopie «a sbafo» malmenarono alcuni studenti di Cl. Un mese dopo vennero arrestati: quattro finirono ai domiciliari, uno, Valerio Ferrandi, 24 anni, in carcere. Seguono disordini: in serata al Ticinese, sabato a San Vittore, lunedì all’Università.
E arriviamo così a martedì quando altri incidenti scoppiano durante una manifestazione studentesca. È infatti in programma una giornata di mobilitazione nazionale contro la riforma Gelmini. Un centinaio di anarchici e appartenenti a vari centri sociali prendono possesso del corteo, scacciano i veri studenti e iniziano una scorribanda. Alla Loggia dei Mercanti vengono fermati dalla polizia. Nel parapiglia in quattro finiscono in Questura, accusati di resistenza e oltraggio: due vengono denunciati a piede libero, gli altri rimangono in cella di sicurezza. Si tratta di Matteo «Teino» Tunesi e Gianmarco «Gimmi» Peterlongo, due ventenni vicini al centro sociale Cantiere, ex allievi del Kandisky e del Manzoni.
E arriviamo alle 9 di ieri, quando in corteo da diversi istituti cittadini, diversi cortei di studenti confluiscono in tribunale fino ad arrivare a 6/800, pigiati all’ingresso di via San Barnaba. In testa i «soliti noti» e i dirigenti di Rifondazione comunista e Sinistra critica. Provano a entrare a Palazzo, ma vengono fermati da un cordone di agenti. Rimangono fuori a rumoreggiare tra insulti all’universo mondo, fumogeni, petardi, musica «a palla».
Alle 10.30 inizia l’udienza per la convalida degli arresti. I presidianti si spostano sul lato sinistro del palazzo per avvicinarsi maggiormente all’aula e far sentire la loro voce. Peccato il processo si svolga nell’altra ala. Dopo poco più di mezz’ora dall’interno arriva la notizia che il pm chiede solo l’obbligo di firma. È chiaro quindi che non andranno in carcere. Primo boato. Altra mezz’ora di suspense poi a mezzogiorno la sentenza: il giudice convalida l’arresto ma li scarcera senza obblighi, fissando al 25 novembre la prima udienza del dibattimento. E i due escono nel tripudio generale, vengono issati sul solito camioncino e portati in processione per la città.

Dietro di loro cartacce, volantini, qualche macchina ammaccata. A piazza Fontana ultimo comizio con insulti e minacce per tutti: giornalisti venduti, sbirri assassini, Comunione e Liberazione e Riccardo De Corato. Oggi si replica in Statale.

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