Cronache

Giuliani, la gente comune contro il Comune e il cippo

Tra azioni legali e petizioni spunta una richiesta di aiuto per il carabiniere che sparò in piazza

Giuliani, la gente comune contro il Comune e il cippo

Non si placa l’indignazione di Genova per la realizzazione di un cippo alla memoria di Carlo Giuliani deciso dal Comune, pur se a maggioranza risicata e con clamorose spaccature anche all’interno degli stessi partiti di centro sinistra. Sono soprattutto i cittadini a prendere carta e penna, a urlare la loro rabbia, a chiedere iniziative per fermare l’iniziativa di palazzo Tursi. In redazione continuano ad arrivare lettere e telefonate di protesta, ma c’è chi vorrebbe dare un’attuazione concreta alla propria contrarietà. Le petizioni proposte non si contano, gli inviti alle denunce sono continui. Molti arrivano alla «sfida» della sinistra sul suo terreno preferito: la piazza. L’idea di una grande manifestazione pubblica, silente e naturalmente più che pacifica, prende campo al punto che c’è chi non vuole neppure aspettare la fine delle vacanze (e quindi il rientro del maggior numero possibile di persone) pur di ribadire in tempo l’opposizione al cippo. Una voglia insomma, di far sentire la voce della maggioranza silenziosa in appoggio alle iniziative già in corso a livello politico e legale. Il ministro Carlo Giovanardi è in attesa di un parere legale ai massimi livelli che consenta al consiglio dei ministri di annullare la delibera del Comune di Genova, proprio come avvenuto recentemente per quella sul diritto di voto agli extracomunitari. E anche Gianni Plinio, primo firmatario di un esposto presentato da Alleanza nazionale, spera che la magistratura gli confermi la sua impressione: quella cioè che la posa di un cippo in onore a un ragazzo morto mentre dava l’assalto a una camionetta dei carabinieri configuri in realtà un’istigazione a delinquere.
Stessa lunghezza d’onda sulla quale si sintonizza anche Remo Benzi, consigliere comunale di Liguria Nuova e già comandante dei vigili urbani di Genova. Che ribadisce un concetto espresso anche nella sala rossa di Tursi. «Dedicare un monumento a chi è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da chi si stava solo difendendo - attacca Benzi - significa fare un cippo inneggiante alla violenza e far sì che altri giovani vedano questo gesto come un atto da imitare». E Carlo Giuliani non deve diventare un mito. «Viveva da tre anni fuori di casa - insiste il consigliere comunale -. Se fosse restato in famiglia anziché in mezzo alla strada, probabilmente avrebbe avuti ben altri insegnamenti che non quelli del branco».
E proprio quel giovane che Benzi ricorda essere stato «un militare di leva che prestava servizio per lo Stato», cioè il carabiniere Mario Placanica, è in cima ai pensieri di molti lettori. Anche ora che si è congedato dall’Arma, e anzi proprio perché ha lasciato la divisa, viene ricordato come la vera vittima di quei giorni. «Lui si sente abbandonato da uno stato imbelle - scrive ad esempio Rosa Maria Roggero, docente di matematica e fisica -. Ma non da molti di noi cittadini italiani. Spero che il Giornale prenda posizione. Spero che qualcuno procuri a questo giovane un lavoro degno delle sue capacità e non si senta infangato da ciò che gli sta accadendo». La gente comune contro il Comune.

La sfida è agli inizi.

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