Giulio Einaudi complimentoso? Ma va’, non ci crede nessuno

Gli studiosi sapevano del diario «hard», ma non volevano sporcare il mito dell’autore-culto

Una delle serie giornalistiche più belle dell’estate, nella sua assoluta inutilità, è quella firmata da Paolo Di Stefano sul Corriere della sera dal titolo «Risvolti d’autore» che ri-racconta vizi, vezzi e segreti di piccoli e grandi editori. L’ultimo, martedì, era Carmine Donzelli, il quale ri-racconta di quando soffiò Norberto Bobbio a Giulio Einaudi. Donzelli dice che il «Principe» lo consacrò facendogli i complimenti e strigliando i funzionari di via Biancamano che si erano fatti fregare come polli... Speriamo sia vero. Di solito Giulio Einaudi - notoriamente l’editore più perfido e simpatico della storia mondiale dei libri - non era così tenero con i concorrenti.

Tanto per dire: gli ultimi anni, al salone di Francoforte, faceva il giro lungo per non passare davanti allo stand di Garzanti dopo che l’«amico» Livio gli aveva portato via Calvino e insidiato Primo Levi (dimenticandosi che lui gli aveva sottratto Pasolini e Volponi), e a chi lo accompagnava, diceva sprezzante: «Non voglio passare da quelle parti».

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