La Roma, in Europa per la terza volta, attraversa la Manica e si ritrova a giocare sul campo del West Ham (ex squadra dell«odiatissimo» Paolo Di Canio) con una formazione rivoluzionata rispetto alle precedenti due gare disputate in Germania. Spalletti azzarda un inedito 4-2-3-1 e tira fuori dal cilindro il ghanese Kuffour. Curci fra i pali, difesa a quattro formata da Mexes, dal centrale africano e dai propulsori di fascia Panucci e Tonetto, centrocampo sorretto dai soli Aquilani e De Rossi, Totti bocca da fuoco con le spalle coperte dal tridente Esposito, Giuly e Taddei. Curbishley dallaltra parte saffida a una formazione collaudata, col solo nuovo innesto dello scandinavo Ljungberg. Ci vuole poco per capire che i giallorossi sono più in palla rispetto alle esibizioni teutoniche e bastano appena tredici minuti al francese Giuly per smorzare le velleità britanniche: è da applausi il lancio di Taddei, che lo invita al tiro, così come la botta di destro del transalpino. La Roma macina gioco, il modulo «spallettiano» funziona anche se il tecnico toscano muta la disposizione in campo dei suoi. Almeno in cinque occasioni i capitolini si trovano a un passo dallo 0-2. Ma - e qui arriva la nota dolente - i giallorossi durano appena unora. Anche perché la preparazione atletica è rivolta alla finale di Supercoppa italiana il 19 agosto. Così al minuto numero 63 ecco il rossoazzurro McCartney svettare di testa in piena area, e tre minuti dopo Ashton infilare in solitario la retroguardia romanista.
Due a uno, a venti minuti dalla fine ci sarebbe tutto il tempo per riequilibrare il risultato, se solo le gambe reggessero lurto duna partita giocata da quelli del West Ham come fosse un derby. Prossima amichevole in programma al Matusa giovedì 9 contro il Frosinone. Due giorni dopo, match con la Juventus a Cesena.Giuly illude Spalletti, a Londra è di nuovo ko
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