La sinistra, in Abruzzo, prese il potere per la prima volta nella sua storia grazie all'analogo arresto di tutta la giunta regionale marcata centrodestra. Era la notte del 29 settembre 1993 e venne condotta una maxioperazione che portò in galera tutti e dieci i componenti del governo regionale più il presidente. I nomi, anzitutto: Giuseppe Benedetto (unico liberale) più un gruppone Dc e Psi composto da Aldo Canosa, Franco La Civita, Giuseppe Lettere, Romano Liberati, Giuseppe Molino, Paolo Pizzola, Filippo Pollice e Domenico Tenaglia. Giornalisti e fotografi furono scatenati: laccusa era di tentata truffa alla Cee per dei fondi, si appurerà, neppure mai erogati. Il Tg5 ci fece l'apertura del notiziario serale. La Repubblica, in prima pagina, titolò: «Una Regione in galera»; titolo interno: «Quattrocento miliardi alle clientele» con foto di Remo Gaspari (che non centrava niente, non lavevano neppure inquisito) inquadrato coi polsi giunti, come ammanettato. Il Centro, quotidiano del gruppo Repubblica, titolò «Nel mirino testimonianze di tangenti» (in realtà mai rilevate) e in generale ci fu un clamore che fu ripreso nientemeno che dal New York Time e dal Washington Post. Le indagini furono addirittura estese ai familiari degli assessori, alla vana ricerca di tesori nascosti.
È così che il Pds, giocoforza, andrà al governo dellAbruzzo per la prima volta nella sua storia: anni dopo, nel giugno 1997, gli imputati saranno tutti assolti per «assoluta mancanza di indizi di colpevolezza», ma il giorno dopo l'assoluzione, tuttavia, Repubblica non pubblicò neppure una riga. I titoli del Centro, invece, furono «L'inchiesta è corretta» e «Il pm: sentenza che sorprende». Da un frammento dell'editoriale: «Ora la Cassazione faccia il suo mestiere senza scordarsi di come lo faceva il giudice Carnevale».
Giunta decapitata già 15 anni fa Poi tutti assolti
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