Giuseppe

Il fariseismo è il vizio dei nostri tempi, e l’eufemismo politicamente corretto ne è l’espressione verbale. Anche nelle teste di molti cattolici, preti compresi, è entrato un certo giro mentale che mette il «buon esempio» davanti a tutto. Ci sarebbe da chiedersi quale buon esempio abbia dato il santo di oggi, che è per giunta uno dei più grandi santi dell’intera Bibbia. Nessuno, infatti, si accorse di lui al suo tempo. La sua santità era nota solo alla moglie e al figlio, i quali, per giunta, non ne fecero menzione per tutto il Vangelo. Non ci ha lasciato frasi storiche; anzi, non ha mai neanche aperto bocca. Tuttavia la sua fede è stata dichiarata superiore a quella dello stesso Abramo. Sappiamo che, di suo, era un uomo buono. Infatti, quando la fidanzata si presentò incinta di chissà chi, cercò di risparmiarle la lapidazione rimandandola di nascosto a casa sua. Poi, un sogno lo informò sui fatti. Era stato Dio in persona. Un sogno. Già un sogno. Poi, quando ti svegli, ti chiedi se hai sognato, visto che quel che hai sognato è di una enormità inaudita. Non saprei dirvi che grado di certezza abbia un sogno cosiddetto profetico, visto che non ho esperienza in merito. Ma impostare tutta una vita sulla flebile base di un sogno, per quanto profetico sia, è cosa di tutto riguardo. Anche perché, dopo anni e anni, dopo le difficoltà e i problemi, dopo che la memoria di quell’evento si è per forza di cose affievolita, è inevitabile chiedersi se per caso non hai sbagliato tutto a fidarti di un sogno.

Grande, grandissimo santo, Giuseppe, patrono della buona morte e degli emigrati.

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