Lo scorso 7 Giugno, con il supporto di 237 deputati Democratici e 37 Repubblicani, il congresso americano ha approvato un provvedimento che permette l'uso di fondi federali per la ricerca sulle cellule staminali embrionali derivate da embrioni umani. Una maggioranza ampia, ma priva dei 35 voti in più, necessari ad impedire al presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, di bloccare il provvedimento con il suo veto. Vista la nota contrapposizione tra il presidente ed il partito Democratico (e qualche repubblicano) sull'argomento, questa potrebbe sembrare una non notizia. Eppure la questione deve essere importante se, dei tre veti esercitati da Bush nell'arco della sua presidenza, ben due riguardano le cellule staminali embrionali umane (il terzo riguardava il ritiro dall'Irak).
Ma gli elementi di rilevanza e novità che accompagnano questi sviluppi sono chiari a chi segue la questione da vicino. Globalmente, la vicenda è simile a quella discussa durante il referendum sulla legge 40. Le cellule staminali, adulte o embrionali, offrono concrete speranze di cura per milioni di pazienti affetti da malattie degenerative incurabili quali Morbo di Parkinson, sclerosi multipla, distrofia muscolare, eccetera. Mentre le staminali adulte sono già impiegate in clinica, si cerca di sviluppare nuove sperimentazioni con staminali adulte o embrionali. Al momento però, le staminali embrionali si ottengono solo da embrioni umani, i quali vengono uccisi durante il processo di estrazione. Da qui gli enormi problemi etico-morali e le perplessità e le fondate resistenze di coloro che si oppongono alla loro distruzione. La natura del problema non risiede, quindi, nell'uso delle staminali embrionali in sé, ma riguarda la morte degli embrioni umani, causata dalle limitazioni tecniche delle procedure utilizzate per l'isolamento delle staminali embrionali.
Ed è proprio qui che risiede uno degli elementi di novità che scaturisce dal dichiarato veto di George W. Bush. Contestualmente al veto, il presidente incaricherà l'Health and Human Services Department di supportare e finanziare quelle branche della ricerca che permettono di isolare cellule staminali embrionali umane o cellule simili senza l'impiego o la distruzione di embrioni umani. In altre parole, Bush non si limita ad imporre un veto, ma propone una soluzione alternativa, la quale ha una valenza non solo morale e scientifica, ma strategica, economica e politica enorme. Confortato anche da ricerche recenti (confermate sulle massime riviste mondiali, frenino le cassandre), che dimostrano che è possibile ottenere cellule identiche alle staminali embrionali clonate, senza produrre embrioni, Bush lancia i ricercatori americani in una direzione che vuole risolvere il problema etico garantendo comunque l'accesso ad una ricerca che potrebbe contribuire al bene dei pazienti. Ma allo stesso tempo, spinge gli scienziati ad addentrarsi in un settore che, diversamente da quello che impiega embrioni umani, è vergine (e quindi fruttuoso) non solo dal punto di vista scientifico, ma anche da quello biotecnologico e dei brevetti; del business per intenderci. In caso di successo, verrebbero aggirati tutti quei brevetti sulle staminali embrionali attualmente in mano a pochi gruppi o nazioni. La ricaduta per l'economia americana, in un settore vitale quale quello delle biotecnologie, sarà immenso, consolidando l'egemonia statunitense in unarea fondamentale della ricerca mondiale. La vicenda è rilevante anche per il nostro Paese dove, passato il referendum sulla legge 40 - ed eccezion fatta per un dibattito, stanco, trascinato e con rari picchi di sterili contrapposizioni - l'argomento appassiona poco, senza attrarre un interesse che si concretizzi in scelte fattive, soluzioni pratiche e supporto efficace alla ricerca.
Poco importa che la strategia proposta da Bush l'avessimo delineata in Italia anni fa, in tempi non sospetti. Rischiamo di perdere l'ennesimo treno, tutti insieme, ricercatori, politici, pazienti, la società ed il Paese nel suo insieme. Le soluzioni esistono e coincidono con opportunità enormi. Le polemiche sterili e ideologizzate sull'argomento staminali hanno stancato ed è giunto il momento di fornire risposte concrete. Quella di Bush è una proposta interessante. Ve ne sono altre e le analizzeremo una volta alla settimana, sempre in questa sede. Infatti, il Giornale accoglie me e l'Associazione Neurothon Onlus settimanalmente con una mini-rubrica volta a discutere gli aspetti medici, scientifici, politici e di rilevanza sociale, delle nuove terapie rigenerative e le imminenti sperimentazioni sull'uomo.
Angelo Vescovi
* Professore Associato, Università Bicocca, Milano
Direttore Banca Cellule Staminali Cerebrali, Terni
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