Giustizia, Alfano: "Riforma è un dovere, si farà"

Il Guardasigilli: "La riforma costituzionale della giustizia abbiamo il diritto e il dovere di farla e la faremo". Sul processo breve civile: "Ci sono almeno undici milioni di cittadini che hanno fatto istanza di giustizia e che non hanno ancora avuto alcuna risposta"

Giustizia, Alfano: "Riforma è un dovere, si farà"

Messina - "La riforma costituzionale della giustizia abbiamo il diritto e il dovere di farla e la faremo". Così il ministro Alfano. Il titolare della giustizia ha detto che "è una delle componenti fondamentali della discesa in campo del presidente Berlusconi e servirà a rendere pari accusa e difesa". Quanto al processo breve civile Alfano ha annunciato che arriverà "una sorpresa".

Processo breve civile
Il ministro Alfano ha ricordato che "ci sono almeno undici milioni di cittadini che hanno fatto istanza di giustizia e che non hanno ancora avuto alcuna risposta" e che per questo, "bisogna rimettere al centro della giustizia il cittadino". Il ministro punta a "riformare il processo civile, mediare il processo civile verso la conciliazione, istituire la digitalizzazione e dare vita allo smaltimento dell’arretrato". "Il processo di cambiamento ha già imposto alle case editrici di pubblicare le nuove metodologie - spiegato Alfano - ma non tutto e non sempre si deve risolvere in tribunale. Conviene la mediazione e la conciliazione attraverso organismi che possono essere istituiti presso il consiglio dell’ordine degli avvocati, presso le camere di commercio e le associazioni". Tra gli obiettivi del ministero di via Arenula, Alfano ha ricordato quello della digitalizzazione. "Dobbiamo cancellare la carta dai Tribunali - ha auspicato - bbiamo imposto che gli avvocati debbano dialogare tramite la posta elettronica con uno strappo normativo che fa sì che tutto quanto era affidato al buon senso dei singoli ora sia stabilito per legge". Tra le "note dolenti" dell’amministrazione della giustizia il ministro ha parlato anche dei numeri del processo italiano. "Le cause che entrano nei Tribunali italiani e quelle che escono, più o meno coincidono", ha detto Alfano, spiegando che "questo vuol dire che il sistema riesce a smaltire più o meno tutte le cause che sono in entrate, con un margine più o meno di 200mila l’anno in negativo". "E questo - ha concluso - ha generato negli ultimi 30 anni un arretrato che non può essere risolto se non con un piano straordinario soltanto dell’arretrato di questi oltre 5milioni di procedimenti ancora pendenti"

"Legittimo impedimento è legge per governare" "I magistrati non hanno considerato legittimo impedimento ai fini processuali il fatto che il presidente del Consiglio dei ministri doveva partecipare al consiglio dei ministri. Se non è legittimo impedimento questo, io non so cosa altro potrà dire il presidente", ha detto Alfano. Intervistato da Bruno Vespa il Guardasigilli, ha parlato del legittimo impedimento, ribadendo più volte che è "una legge non per il legittimo impedimento, ma per governare".

"Prima giustizia divina che terrena" "In Italia arriva prima la giustizia divina che quella terrena", ha dichiarato il Guardasigilli. E fa un esempio: "L’imprenditore straniero, spesso non viene ad investire in Italia perchè a seconda dell’età in cui comincia una causa è preferibile affidarsi al Padreterno che alla giustizia". "In questo momento -ha proseguito Alfano- abbiamo 5,6 milioni di procedimenti civili pendenti. Il cittadino è al centro del problema giustizia. Ma la verità è che ci sono almeno 11 milioni di cittadini italiani che hanno fatto istanza di giustizia allo Stato e non hanno avuto risposta. L’approccio è questo".

E ha ribadito ancora i "quattro punti" ritenuti fondamentali per accelerare la giustizia civile: "Innanzitutto la riforma del processo civile, la cosiddetta mediazione civile finalizzata alla conciliazione, la digitalizzazione del sistema giustizia e il piano straordinario per lo smaltimento dell’arretrato".

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