Apertura anno giudiziario: record prescrizioni. Polemica sulle toghe in politica

Da Milano a Palermo, l'inaugurazione dell'anno giudiziario nelle Corti d'appello è l'occasione per fotografare lo stato di salute della giustizia italiana. E per accorgersi che è gravemente malata

Apertura anno giudiziario: record prescrizioni. Polemica sulle toghe in politica

Nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario il presidente della Corte d'Appello di Milano, Giovanni Canzio, ha ricordato due tristi primati per l'Italia: il maggior numero in Europa "di declaratorie di estinzione del reato per prescrizione (circa 130mila quest’ultimo anno) e, paradossalmente, del più alto numero di condanne della Corte Europea dei diritti dell’uomo per l’irragionevole durata dei processi". Se ne parla da tempo ma siamo ancora lontani dal trovare una soluzione.

"Appare perciò illogica l’attuale disciplina della prescrizione del reato, nella parte in cui estende i suoi effetti sul processo penale - prosegue Canzio - propiziandone il grado di ineffettività con il fallimento della funzione cognitiva e la sconfitta dell’ansia di giustizia delle vittime e della collettività. Essa si rivela come un agente patogeno, scoraggia, mediante una sorta di premialità difatto, le premialità legali dei riti alternativi, incentiva strategie dilatorie e implementa strumentalmente le impugnazioni".

Carenza degli organici

Il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, sottolinea che "il problema principale resta sempre quello, purtroppo, della durata dei processi". Colpa della carenza di organico in diversi uffici, ma anche del continuo aumento delle cause sia civili che penali e, dunque, del bisogno di giustizia dei cittadini. Il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, parlando coin i cronisti si è soffermato sui dodici posti vacanti in Procura: "È ovvio che una riduzione di questo genere crea un notevole danno perché inciderà sulll’efficienza complessiva dell’ufficio. Il fatto che molti di questi posti fossero scoperti da anni non è una consolazione. Un posto scoperto ha sempre la possibilità di essere occupato, un posto soppresso è una ferita definitiva".

E sull'argomento interviene anche il presidente della Corte d’Appello di Firenze, Fabio Massimo Drago: "Ogni giorno, gli uffici giudiziari sono costretti ad una "questua umiliante" verso il Governo, per ottenere risorse, che non sono neanche sufficienti al loro "funzionamento". Ci vorrebbe "una riforma" che preveda un "decoroso stanziamento finanziario di bilancio che ponga fine all’umiliazione di una questua quotidiana"

Mafia nei settori più disparati

"La delinquenza mafiosa, a dimostrazione della sua estrema pericolosità, non trascura nella realizzazione dei suoi fini di impegnarsi nei settori più disparati". È uno dei passaggi del discorso del procuratore generale presso la corte d’appello di Roma, Luigi Ciampoli, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. "La raccolta dei rifiuti, ad esempio - sottolineato Ciampoli - è uno dei campi sui quali si è concentrata l’attenzione e gli appetiti dei gruppi criminali in oggetto. La possibilità di lauti guadagni e la ufficiale gestione di un’apparente meritoria attività di interesse pubblico rispondono, infatti, pienamente a quel modus operandi che subdolamente cerca, in un infondato consenso popolare, l’opportunità di una sua legittimazione".

Polemica sui magistrati in politica

Giorgio Santacroce, presidente Corte d'Appello di Roma, prende di mira quelle toghe "che si propongono di redimere il mondo". Ma di chi parla? "Quei magistrati - sottolinea - che sono convinti che la spada della giustizia sia sempre senza fodero, pronta a colpire o a raddrizzare le schiene. Parlano molto di sé e del loro operato anche fuori dalle aule giudiziarie, senza rendersi conto che per dimostrare quell'imparzialità che è la sola nostra divisa, non bastano frasi a effetto, intrise di una retorica all'acqua di rose". Che si riferisca ai pm che scendono in campo? Lui dice di no: "Non trovo nulla da eccepire sui magistrati che abbandonano la toga per candidarsi alle elezioni politiche".

Molto più dure le parole del presidente della Corte d’Appello di Genova, Mario Torti: "Non è valutato positivamente il comportamento di quei magistrati che, dopo aver acquisito notorietà in campo professionale, magari con esposizioni mediatiche non proprio misurate, lasciano temporaneamente la toga per questo o quel partito politico". Lo ha detto
parlando di "anomalie di comportamento dei magistrati". Poi ha affondato il colpo: "Vanno evitate condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile e sterile scontro tra politica e magistratura.

Ciò accade -ha sottolineato Torti- quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività o quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza e sobrietà". Torti non l'ha citato direttamente ma tutti hanno subito pensato ad Antonia Ingroia, l'ultimo magistrato la cui discesa in campo ha alzato un enorme polverone.

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