«Giustizia penale inceppata così è uno spreco di risorse»

Il vicepresidente Mancino: «Non invochiamo alcuna legge, ma a buon intenditore...»

da Roma

L’esempio che ha fatto al Csm è chiaro: approvare un indulto senza amnistia è come fare il pieno di carburante alla macchina e consumarlo tutto facendo il giro del palazzo. Antonio Patrono, ex presidente dell’Anm che ora siede a Palazzo de’ Marescialli come togato di Magistratura indipendente, è sicuro che la benzina finirà presto e non si sarà risolto il sovraffollamento delle carceri, mentre per anni i tribunali penali d’Italia avranno lavorato a vuoto per pene che saranno condonate.
Il Csm lancia l’allarme, ma il vicepresidente Mancino precisa che non è una richiesta di amnistia.
«È naturale che il Consiglio si astenga dal dare indicazioni al governo. Tanto più che spesso è stato accusato di essere una terza Camera. Ma le conseguenze che si possono trarre dai dati e dalle osservazioni che presentiamo sono chiare. A titolo personale, posso sottolineare che il fatto che i 17 indulti finora varati siano sempre stati accompagnati da un’amnistia, fa capire che altrimenti ci sono effetti negativi. Stavolta, si è ritenuto prioritario svuotare le carceri e ora ci si rende conto che questo beneficio si ottiene al prezzo di minare l’efficienza della macchina giudiziaria».
Lei si riferisce all’80 per cento di processi che si concluderanno con pene condonate, perché l’indulto fa uno sconto di pena ma non cancella il reato come l’amnistia. Ma è poi vero che si risolve così l’affollamento penitenziario?
«Si sapeva dall’inizio che l’effetto ci sarebbe stato solo sul breve termine, perché poi molti tornano a delinquere e rientrano in carcere. Dunque, il beneficio è limitato nel tempo. In più, l’indulto riduce l’effetto deterrente della sanzione penale».
È realistico chiedere oggi un nuovo provvedimento di clemenza?
«Mi rendo conto che il clima politico lo rende difficile, anche per le ultime esplosioni di criminalità. Proporre l’amnistia è impopolare, ma solo così si eviterebbero le conseguenze negative di questo indulto che costringe i tribunali a fare ugualmente processi che si concluderanno con pene condonate».
Tra i politici c’è chi chiede la revoca dell’indulto.
«Mi sembra una strada impraticabile. Che io sappia, non è mai successo».
Tutte le correnti delle toghe concordano sulla critica all’indulto senza amnistia?
«Direi di sì, non ci sono posizioni diverse nella magistratura. L’amnistia sarebbe l’unico modo per rimediare a un grave spreco di risorse».
Così la pensano tutti i togati del Csm?
«Solo tra i laici ci sono riserve, che riflettono posizioni diffuse nel mondo politico, degli avvocati e della società civile, dove si avvertono con minore forza le priorità della certezza della pena e dell’efficienza del sistema giudiziario».
Molti dicono che l’amnistia è necessaria ma nessuno vuole proporla.

Anche il ministro Mastella, proprio al Csm, ha detto che non prenderà l’iniziativa, soprattutto dopo che un po’ tutti hanno disconosciuto l’indulto.
«Anche l’amnistia è un atto tipico delle Camere e ha bisogno di una maggioranza qualificata. Capisco la prudenza del ministro. E poi, come ho detto, si tratta di un provvedimento oggi impopolare».

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