«È giusto». Esultano tutti tranne gli orfani di Veltroni

In tanti esultano, qualcuno recrimina. Il no al parcheggio del Pincio scatena reazioni molto diverse, anche se prevale un senso di sollievo per lo scampato scempio. «Dopo anni di disastri ambientali e vanagloria dei sindaci di sinistra, finalmente una decisione animata dal buon senso e dal rispetto per Roma. Gli interessi economici una volta tanto non si sono sostituiti alle responsabilità di governo», dice Fabrio Rampelli, deputato del Pdl. «Il sindaco Alemanno, la giunta comunale, il ministro Bondi hanno difeso Roma da un inaccettabile tentativo di manomissione di un autentico gioiello architettonico e paesaggistico. Un tentativo che ha dimostrato fino in fondo la crisi, in primo luogo culturale, della sinistra e la sua spregiudicatezza operativa», esulta Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. Vola alto Francesco De Micheli, vicepresidente vicario della commissione Ambiente del Comune: «Finalmente una vittoria della cultura, di chi difende un patrimonio culturale immenso, una vittoria di chi non si voluto piegare davanti alle nefandezze, una vittoria di chi tutela Roma e non la sfrutta per futili interessi personali. Roma è cambiata, la politica è tornata a contare». E se il presidente della commissione Bilancio Federico Guidi promette che «non appena il cantiere sul piazzale del Pincio sarà rimosso, insieme agli altri consiglieri del centrodestra, organizzeremo una grande festa popolare per riconsegnare ai romani questo spazio unico», il deputato Pdl e vicecommissario di Forza Italia per Roma Gianni Sammarco applaude al sindaco, al ministro Bondi «che ha dimostrato una grandissima sensibilità istituzionale», ai tecnici delle sovrintendenze per i beni culturali, agli assessori Corsini, Marchi e Croppi, «per avere dimostrato coerenza e competenza in una faccenda delicata e complessa». E anche il capogruppo in Campidoglio della Destra Francesco Storace, spesso critico con il sindaco Alemanno, è pronto a riconoscere la sua vittoria: «Se la decisione sul Pincio è effettivamente quella annunciata, La Destra saluterà con gioia il ritorno del sindaco Alemanno sui colli fatali di Roma». Infine la gioia con qualche riserva di Italia Nostra, che da tempo si batteva contro lo scempio del Pincio: «Intendiamo chiedere, appena possibile, un incontro sia ad Alemanno che a Bondi per riportare il Pincio e Villa Borghese, oggi in stato di deplorevole degrado, all'antico splendore», insiste Carlo Ripa di Meana. Ma c’è anche chi non canta vittoria. Come Luciano Ciocchetti, segretario regionale dell’Udc, che vede nella decisione della giunta il trionfo della «politica dei no e dei veti incrociati» e di una «deriva pseudo-ambientalista, per cui a Roma non si può modernizzare nulla, che ora è anche nel centrodestra». E poi ci sono gli orfani di Veltroni, che hanno subito ieri un bello schiaffo. E la prendono male. «La decisione di non realizzare il parcheggio del Pincio - dice Umberto Marroni, capogruppo del Pd in consiglio comunale - è tutta politica.

Il sindaco impedisce la riqualificazione e la pedonalizzazione del centro storico penalizzando i residenti, gli operatori economici e gli esercizi commerciali. Si tratta, a nostro avviso, di un brutto segnale da parte della giunta Alemanno che sempre più si sta connotando come una amministrazione che ferma la città, lo sviluppo e le infrastrutture».

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