«Giusto punire gli sciacalli: screditano i professionisti seri»

«Sono arrabbiato con tutti i paparazzi perché screditano il mio lavoro». Gianluca Albertari, fotogiornalista dell’agenzia milanese Fotogramma, appoggia la nuova legge anti-paparazzi della California.
Con la nuova legge anti-paparazzi sembra che in California non scherzino...
«Finalmente. Almeno lì fanno qualcosa per contrastare l’operato di questa falsa professione».
In che senso?
«Il lavoro del paparazzo non dovrebbe esistere. È un lavoro di caccia che non tiene conto dell’etica e del rispetto delle persone».
E allora perché esiste il paparazzo?
«Esiste da quando c’è il gossip. E fin quando i giornali daranno 80mila euro per uno scatto ci sarà sempre qualcuno disposto a fare qualsiasi cosa».
Quindi Schwarzenegger ha ragione?
«Sì. A patto che la legge non vada a intaccare il diritto di cronaca dei fotoreporter seri ma meno conosciuti».
C’è questo rischio?
«Il paparazzo danneggia i fotogiornalisti che cercano semplicemente di riportare la realtà dei fatti attraverso le immagini».
Cosa fanno i paparazzi?
«C’è gente che aspetta fuori da un negozio per immortalare i vip che escono per fare shopping o chi si posiziona con le sue due macchine fotografiche e i grandi obiettivi tra le siepi di un giardino per non farsi vedere. E tutto, molte volte, per violare la privacy delle persone».
Ci sono situazioni simili in Italia?
«In Italia ci sono sfumature di legge che si abbandonano all’interpretazione. La nostra giurisprudenza è difficile e ci sarà sempre l’attenuante».
Soluzioni possibili?
«Bisognerebbe fare una riforma e si dovrebbe creare un organo che regolamenti le tipologie di lavoro. Io non posso vedere un fotografo di sport o uno di cronaca che viene paragonato a un paparazzo. Ormai nell’immaginario collettivo, se hai una bella macchina fotografica con un grosso obiettivo sei considerato qualcuno che sta cercando in maniera losca qualche scatto proibito».
Chi sono i colpevoli di questa situazione?
«Sicuramente, in primis, la colpa è di chi commissiona le foto. E per questo la legge californiana fa bene a colpire anche gli editori. Poi non è impossibile provare che ci sia la volontà di mettere a nudo aspetti particolari di una vita privata, ma a quel punto il danno è fatto».
In che senso?
«Oggi una foto appena viene scattata viene inviata subito al giornale.

E quando si diffonde una immagine non c’è legge che tenga, non ci sarà mai una pena giusta per risarcire il danno inflitto».
Che differenza c’è tra paparazzi e non paparazzi?
«La differenza sta semplicemente nell’etica e nella morale».

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