«Me l’ha chiesto il sindaco, mi ritiro». Il braccio destro di Letizia Moratti toglie il disturbo dall’affaire Expo. L’uscita di Paolo Glisenti dal cda della società che gestirà Expo - e tanto più dal ruolo di ad su cui il sindaco per quasi un anno non è stata disposta al dietrofront - era del resto l’unica via possibile dopo la cena ad Arcore di lunedì scorso. «Vista come si è svolta la vicenda - ribadisce Glisenti - ritengo che sia evidente, mi ritiro». La Moratti si è trincerata dietro un «no comment». Ma il passo indietro di Glisenti riapre i giochi per una revisione completa del cda. Le uniche poltrone sarebbero quelle di Paolo Alli (rappresentante della Regione) e di Enrico Corali (Provincia). In pole per il ruolo di ad il ministro Lucio Stanca, che premier Silvio Berlusconi dovrebbe convocare a breve per assegnargli l’incarico. Ma dovrebbe cambiare ruolo anche Angelo Provasoli (verso il collegio dei revisori), per favorire l’ingresso del presidente della Provincia di Como, Leonardo Carioni, e accontentare così la Lega. Ma dopo la Provincia, anche An ha chiesto le dimissioni del presidente, Diana Bracco. Tre su cinque posti a rischio, sembra. «Sembra non vuol dire che è», precisa il governatore Roberto Formigoni, che insieme alla Moratti ha il compito di ridisegnare il board. Nel giro di pochi giorni, assicura «sarà tutto a posto. Le difficoltà è meglio averle incontrate all’inizio, così adesso hanno tutti chiaro in testa che non si può perdere un minuto di più. Stiamo lavorando in tempi brevissimi per sistemare il motore, se qualche candela non funziona più la sostituiamo».
Non ci sta il presidente della Camera di commercio Carlo Sangalli, se per i giochi della politica deve essere sacrificata Diana Bracco. An vorrebbe al suo posto Benito Nenedini, ex presidente di Assolombarda. La Bracco non entra nelle polemiche, ma lo fa il numero uno dei commercianti, e senza mezzi termini fa presente che la misura è colma: «Noi abbiamo indicato il nome di Diana Bracco, e lo riconfermiamo», ha puntualizzato. Formigoni parla di tagliando alla macchina Expo, ma Sangalli replica che «quando si fa il tagliando non si cambia il motore, si fanno alcune modifiche». Va giù duro: «Non riesco a capire perché mortificare la Camera di commercio, siamo l’istituzione che rappresenta il mondo delle imprese, vi pare legittimo che siamo lasciati fuori su un progetto così importante?». Anzi, polemizza sui continui ritardi, causati dal braccio di ferro sulle poltrone, che rischiano di far perdere anche investimenti: «Se non c’è il calcio di inizio anche le imprese si stancano di aspettare. Questa è la mia forte preoccupazione». Adesso «si deve recuperare il tempo perso e di sicuro non possiamo fare progetti faraonici ma valorizzare Expo per colmare in parte il gap infrastrutturale del nostro territorio».
Non scopre le carte un altro giocatore tirato in ballo nella partita Expo. Carioni assicura: «Non mi è stato offerto ancora nulla e penso proprio che non entrerò nel cda», anzi «oggi ho già un grande impegno come presidente della Provincia di Como e con l’incarico in Sviluppo Sistema Fiera». A suo parere, peraltro, l’Expo spa poteva benissimo non essere fatta, «a Milano c’è già chi ha dimostrato di saper fare bene, come Sviluppo sistema fiera, Fondazione fiera e Fiera spa». Sono «pettegolezzi», spiega il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, anche le voci che lo vorrebbero commissario per l’Expo. «Ho dato un contributo importante alla fase della candidatura, tutto il resto sono chiacchiere».
Ieri intanto anche la Camera ha dato l’ok (col decreto Milleproroghe) ai 4 milioni di euro per la ricapitalizzazione della società.
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