La Gog dà fiato agli ottoni dal barocco al jazz moderno

La Gog dà fiato agli ottoni  dal barocco al jazz moderno

Empire Brass, per chi l'inglese lo mastica poco, si tradurrebbe con «Gli ottoni Imperiali»; nome eloquente, che dice tutto da sé, e che porta alla ribalta «la fanfara», in questo caso due trombe, trombone, tuba e corno: un insieme che crea un impasto timbrico particolarissimo, luminoso, squillante, e che rimane omogeneo pur nel contrasto delle voci, assai peculiari, dei singoli strumenti. Domani sera, per la Gog (teatro Carlo Felice, ore 21), concerto un po' fuori dagli schemi, protagonista il gruppo da camera più conosciuto e apprezzato al mondo.
Gli Empire Brass sono un quintetto in residenza presso l'Università di Boston, hanno guidato il seminario di ottoni presso il Tanglewood Institute per oltre vent'anni e dal 1911 il gruppo è anche consulente esterno presso la Royal Academy of Music di Londra; moltissimi sono i compositori contemporanei che hanno scritto apposta per i musicisti dell'Empire. Guidati dalla storica tromba di Rolf Smedvig e costituiti dalle prime parti delle migliori orchestre americane (Marc Brian Reese, tromba, Gregory Miller, corno, Mark Hetzler, trombone, Kenneth Amis, tuba), propongono il concerto «Class Brass, on the Edge», con l'esecuzione di brani, arrangiati proprio da loro, che spaziano dal XIV secolo al novecento, dalla musica classica al più noto repertorio jazzistico e alla musica moderna americana.
Del resto, gli ottoni sono strumenti antichissimi, che nascono con una funzione di richiamo o per diffondere messaggi e strategie codificate (si pensi ad esempio all'uso di tube e corni nell'esercito romano); dal tardo medioevo, poi, le fanfare trovano ampia dignità musicale e la loro luminosa sonorità unita al timbro rotondo e caratteristico diviene fonte di interesse per moltissimi compositori di tutte le epoche, fino, naturalmente, ad oggi.
In programma, domani sera, un primo tempo dedicato alla classica, dal cinquecento di Tylman Susato e il barocco di Tomaso Albinoni, al novecento russo di Prokof’ev, passando per Mozart, Chaikovskij, Dvorák, De Falla; e una seconda parte che inizia con un tradizionale irlandese del XIV secolo (Kesh Jig) e una «Gigue» di Anthony Holborne (XVI secolo) per sconfinare poi nel «contemporaneo», con Gershwin (tra l'altro il Summertime dall'opera «Porgy and Bess», Aaron Copland, Duke Ellington.

Uno spettacolo che si preannuncia unico e trascinante e che prevede una intensa partecipazione del pubblico, coinvolto attivamente nell'esecuzione musicale con battito di mani e piedi (si spera a tempo) o mimando gli assoli più virtuosistici dei cinque strumenti sul palco. Oltre al concerto a teatro, gli Empire Brass incontreranno gli studenti a Casa Paganini (Piazza S. Maria in Passione) domani mattina alle 11, nell'ambito del ciclo di appuntamenti «Allegro con moto».

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