Gian Piero Scevola
La prima volta non si scorda mai e lUcraina ben difficilmente potrà dimenticare il poker subito dalla Spagna. Meglio la seconda, allora, in quel di Amburgo, perché il 4-0 rifilato alla modesta Arabia Saudita ha risollevato il morale degli ucraini e li ha prepotentemente rimessi in corsa per la seconda posizione che qualifica per gli ottavi. Troppo facile però per i gialli di Oleg Blokhin, un brodino, ben vitaminico comunque, che li rimette in sesto ma che dovrà essere confermato nella decisiva partita con la Tunisia, squadra di ben altro spessore rispetto ai fantasmi sauditi.
Ma se la prima volta non è stata per lUcraina (anche se è pur sempre la prima vittoria nelle finali mondiali, da ricordare perciò), lo è stato invece per Andriy Shevchenko, il bomber ex milanista che, dopo i 173 gol in rossonero, voleva, fortissimamente voleva, lasciare il segno anche in Germania. Bastava vedere la sua faccia assatanata, con locchio quasi spiritato, concentrato su ogni pallone e la determinazione con la quale si buttava su ogni palla, anche di testa, allinseguimento di quella prima rete, la perla da aggiungere a una carriera inimitabile. E per Sheva, taglio capelli alla marine, è stata «missione compiuta»: ha fatto gol, ha corso per 90 minuti e ha dimostrato di essere completamente recuperato dallinfortunio al ginocchio patito il 7 maggio in Parma-Milan. E la dimostrazione del ritrovato brio è arrivata nel finale, quando, al 39 del secondo tempo è fuggito a velocità siderale sulla sinistra e, a tu per tu, con il portiere Zaid, ha trovato la freddezza di allargare sulla destra al compagno Kalinichenko che, a porta vuota, non poteva mancare il più facile dei gol.
E allora ben venga anche la sostituzione, lui che in più di unoccasione ha polemizzato con Carlo Ancelotti che lo sostituiva: due minuti dopo la quarta segnatura, con lo stadio osannante verso Sheva, Blokhin ha deciso che era il momento della standing ovation. LAol Arena di Amburgo è esplosa, con i 45mila presenti, sauditi compresi, in piedi a scandire il nome di Sheva che, lacrime agli occhi, usciva battendosi il pugno sul cuore. Una scena da libro «Cuore», il meritato omaggio a un grande campione ritrovato nel momento più importante.
Festa Sheva dunque, uomo-gol e uomo-assist, giocatore completo, ma anche festa di tutta lUcraina che ha ritrovato il morale e la voglia di giocare. A dare una mano ai gialli ci ha pensato però lArabia Saudita e spesso viene da pensare come una simile squadra, mediocre sotto tutti i punti di vista, possa essere arrivata alle fasi finali di Germania 2006. Ma questo è il calcio globale amato e voluto (per motivi elettorali e di poltrona) da Sepp Blatter, dove vengono privilegiate mediocri nazionali asiatiche e africane, rispetto a team europei o sudamericani più forti.
Pronti, via ed è subito gol. Protagonista è il portiere saudita Zaid che, al 4, nel tentativo maldestro di dribblare un avversario, manda il pallone in angolo. Due corner consecutivi di Kalinichenko e sul secondo, con Sheva che in finta taglia sul primo palo, Rusol ci mette il ginocchio facendo passare il pallone tra le gambe di Zaid. Al 5 Tukar spreca la palla del pareggio, Shevchenko ci prova al 13 e ancora su angolo di Kalinichenko (al terzo di fila) colpisce di testa ma Dokhi respinge sulla linea. Il bis arriva al 36, galeotto ancora Zaid, con Rebrov che calcia da 30 metri, il portiere scivola vistosamente e il pallone sinsacca.
A inizio ripresa tocca a Sheva: punizione dalla sinistra di Kalinichenko, lex milanista va in cielo, anticipa il suo marcatore Al Montashari (pallone doro asiatico) e di testa mette dentro il gol liberatorio.
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