Il gol è straniero. E per il Barça un tabù

Morientes e Raul sono gli ultimi spagnoli. Se guardiamo alla Gran Bretagna, per non parlare solo di inglesi, l’ultimo goleador è un gallese inaffondabile. Ci sarà anche stavolta, benchè vada più di moda per storie di gossip. C’è gol e gol e Ryan Giggs pare sia bravo in entrambe le materie. Spagnolo è pure Xabi Alonso, ma la sua rete (finale 2005) va in quota Liverpool. Ne sa qualcosa il Milan, fu l’inizio della condanna, il tintinnio sinistro che annunciò il buco nero di Istanbul.
Ma poi il conto non torna. Sarà un caso, o forse no, se negli ultimi dieci anni la gran parte delle finali di Champions sono state decise da quelle facce da straniero? Banalizzando si potrebbe rispondere: ovvio, con tutti gli stranieri che circolano nelle squadre. Molti anche più bravi degli indigeni. Più facile che ci metta timbro un piedone o una testolona d’altra aria. Vero, ma Pippo Inzaghi ha messo piede, firma e ricordo indelebile nell’ultima coppa vinta dal Milan. Ovvero quando fiuto e stoffa non tradiscono mai. Per il vero anche il Bayern non ha tradito la bandiera con quel rigore di Linke che lo portò al successo col Valencia.
Il Barcellona, poi, è inseguito da una sorta di maledizione. Nelle sue sei finali nessuno spagnolo ha mai messo palla in rete. A cominciare dalle due perse all’inizio con Benfica (1961, segnarono Kocsis e Czibor ungheresi) e Steaua Bucarest (1986, persa ai rigori dopo uno 0-0). Per continuare con la lista dei suoi angeli custodi: Koeman contro la Sampdoria (1992), Eto’o e il brasiliano Belletti contro l’Arsenal, ancora Eto’o e Messi contro il Manchester United due anni fa. Nel mezzo il deflagrante 4-0 subito dal Milan: con tanti saluti alla superbia di Cruyff che stava in panchina. Niente male, vero? Che dire? Magari potrebbe essere la volta di un ricordino tutto spagnolo? Forse.
Eto’o stavolta rischia l’ultimo trono suo: essere raggiunto da Messi nell’Olimpo dei marcatori decisivi in due finali. Poca cosa, ma nell’epica del calcio ci stanno anche questi particolari. Il re leone ne ha costruito una fama che lo ha fatto regolarmente passare all’incasso quando è arrivato con l’Inter al successo dell’anno passato: i gol sono stati di Milito, ma chi si scordava che Eto’o è l’uomo delle finali di Champions? Un po’ come Ibra per campionati e scudetti. Lui c’è, dunque si vince, dice la leggenda.
Ma la legge dello straniero.... L’Inter si è appoggiata alla doppietta di Milito, il ceco Smicer è stato il pifferaio magico del Liverpool contro il Milan. Zidane ha dato al Real Madrid la coppa 2002. Chissà non ci riprovi l’anno prossimo in coppia con Mourinho. A proposito di Mou: un brasiliano, Carlos Alberto, e un russo, Alenitchev, sono stati gli uomini che hanno aperto e infiocchettato la via al Porto nel 2004. Visto che l’altra coppa è stata vinta con Milito, ecco dimostrato che neppure Mourinho fa i miracoli nelle storie di gol e tradizioni. Uno dei migliori ricordi di Shevchenko ci porta al rigore centrato nella finale contro la Juve, mentre il Manchester deve l’ultimo miglior ricordo alle reti di Cristiano Ronaldo nei tempi regolamentari contro il Chelsea e, appunto, a Ryan Giggs rigorista decisivo in quella sfida.


Tanto per intenderci, l’Inter in tre finali ha visto gol italiani solo nella prima (Mazzola e Milani), il Milan è partito con Altafini ed ora è fermo a Inzaghi, ma la sua italianità goleadoristica non si è mai smarrita (Sormani, Prati, Massaro, Maldini) nel bene e nel male. La Juve nel 1996 andò ai rigori grazie alla rete di Ravanelli. Sì, insomma noi italiani ce la passiamo meglio di spagnoli e inglesi. Vediamo stasera se qualcuno si riscatta.

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