da Milano
La regola della golden share non ha futuro nell'Unione europea. È stata la Corte di giustizia Ue a ribadirlo. La sentenza riguarda l'Olanda, ma suona come l'ennesimo monito a tutti gli Stati membri che ancora si avvalgono dell'azione d'oro e dei poteri speciali che ne derivano. Italia compresa. Proprio la Penisola è finita di recente nel mirino di Bruxelles, deferito alla Corte Ue per la legge sulle privatizzazioni del '94. È il provvedimento che introduce la «azione d'oro», nella nostra legislazione e che - in caso di fusioni o acquisizioni - attribuisce allo Stato italiano un potere di veto in aziende di cui il Tesoro è azionista: vedi l'Eni, l'Enel o Telecom Italia. E appena due settimana fa la Commissione Ue ha stroncato sul nascere le voci su un possibile utilizzo della golden share nel caso Telecom.
È lo stesso principio confermato ieri dai giudici europei, che hanno bocciato i poteri speciali del governo olandese sia su Tnt, l'azienda postale nazionale, sia sulla società di telecomunicazioni Kpn: «Nel mercato unico non c'è spazio per l'uso della golden share».
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