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Ma il «golpe bianco» di Edgardo Sogno era tutta fantasia del giudice Violante

In occasione della riedizione del suo libro-intervista del 2001 su Edgardo Sogno (Testamento di un anticomunista, Sperling&Kupfer, pagg. 192, euro 17), Aldo Cazzullo nella prefazione 2010 tenta di «riabilitare» l’indagine che a metà degli anni Settanta Luciano Violante condusse contro l’ex comandante dei partigiani anticomunisti della «Franchi». A difesa dell’ex giudice istruttore comunista Cazzullo cita le parole con cui Sogno, poco prima di morire, si vantava di aver parlato dei suoi progetti di opposizione armata alla presa del potere del Pci con molti generali dell’esercito e dei carabinieri, ammiragli, alti magistrati ed esponenti politici di diversi partiti. Questa rilettura del caso Sogno-Violante si scontra però con il fatto che quelle parole circa il «golpe bianco» non suscitarono il minimo interesse penale mentre l’intera vicenda giudiziaria di cui fu protagonista Violante si concluse con l’accusato assolto nel 1978 e l’accusatore fuori dalla magistratura nel 1979.
L’incriminazione condotta da Violante sembrò sommare strumentalizzazione politica e accusa grottesca. Essa servì al Pci, nel pieno dell’insorgere dell’attacco allo Stato da parte dei brigatisti rossi, per additare come primario il pericolo di destra.
Quando il 27 agosto 1974 Violante fa perquisire la casa di Sogno e lo incrimina, qualcuno pensò di aver trovato la prova che il terrorismo rosso in realtà fosse manovrato dai filoamericani: «Soltanto due mesi fa - riferisce L’Avanti! all’epoca filocomunista - sempre nel corso dell’inchiesta che vede oggi coinvolto Edgardo Sogno, il giudice Violante ha scoperto in via Bardonecchia, a Torino, un covo delle BR. Non fa più nemmeno notizia scrivere che le Brigate rosse sono nere. Sappiamo che sono gestite da quella “voce” che ha suggerito all’ex partigiano “bianco” di prendere il largo». Ad alimentare l’indagine provvide poi il 22 ottobre 1974 il capo dei servizi segreti - il generale Vito Miceli - facendo consegnare da un colonnello del SID cinque «rapporti» al giudice.
Edgardo Sogno viene quindi fatto arrestare da Luciano Violante il 5 maggio 1976 a poche settimane delle elezioni politiche anticipate (20 giugno). Nel settembre 1978, finalmente, Sogno è assolto «perché il fatto non sussiste».
Ma è l’assurdità dell’accusa che Cazzullo sembra dimenticare. Violante era convinto di poter «affermare con certezza che per il 15 agosto 1974 era stata programmata un’iniziativa diretta a sovvertire violentemente le istituzioni dello Stato e la forma di governo». Si trattava - scriveva Violante - di «un’azione violenta, spietata e rapidissima, che non consentisse alcuna possibilità di reazione, diretta a limitare l’autonomia del Presidente della Repubblica per costringerlo a sciogliere il Parlamento e a nominare un governo provvisorio, espresso dalle Forze armate, composto da tecnici e militari, presieduto dal Pacciardi ed avente come programma immediato lo scioglimento del Parlamento, l’instaurazione di un sindacato unico, l’istituzione di campi di concentramento (ecc. ecc)». Questa accusa era per Violante certa e fu considerata del tutto verosimile dalla quasi totalità dei mass media e degli esponenti politici: questa era l’Italia in cui i comunisti avrebbero sofferto la «Guerra fredda».


Dopo l’assoluzione di Sogno la «spinta propulsiva» di Violante come magistrato apparve esaurita ed il Pci alla prima occasione - elezioni anticipate 1979 - lo portò in Parlamento dove una delle sue prime imprese fu l’ostruzionismo contro l’elezione a giudice costituzionale dell’illustre giurista Federico Mancini reo di essersi espresso a favore della separazione delle carriere tra giudice e accusatore.

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