Gonfalone, giunta contro consiglio

Gonfalone, giunta contro consiglio

(...) della famiglia, e che invece a suon di verifiche di maggioranza hanno rispostato barra tutta a sinistra.
Ieri, proprio in uno di quegli incontri tra i leader dei partiti che governano la Regione, Massimiliano Costa ha spiegato che la giunta, di mandare a Roma il gonfalone non ci pensa neppure. La decisione verrà formalizzata nella riunione oggi ma in realtà è già stata presa. Eccolo, quindi, il «vulnus istituzionale». Il consiglio regionale aveva approvato a maggioranza un ordine del giorno che impegnava la giunta ad «aderire ufficialmente alla manifestazione del Family day». E la volontà del consiglio non può essere disattesa. Siccome però nel testo non si faceva esplicito riferimento alla presenza del gonfalone (che pure è la più scontata e normale delle frome di adesione formale della Regione), la maggioranza, in forte difficoltà politica, ha provato a cavarsela con la missione di una delegazione di consiglieri. Il consiglio allargato di presidenza e la conferenza dei capigruppo (quindi maggioranza e opposizione insieme) ha però subito affrontato l’argomento e ribadito che il gonfalone dovrà essere presente in corteo. Niente da fare. «Il gonfalone è mio e lo gestisco io», ha ribadito in sostanza Claudio Burlando, appellandosi ai cavilli del regolamento. Creando, appunto, quel famoso «vulnus», quella ferita istituzionale che ora è diventata mortale.
La maggioranza calpesta quindi il volere degli eletti, dei rappresentanti del popolo. Uno sgarbo anche a Mino Ronzitti, il presidente del consiglio regionale, che nel suo ruolo di rappresentante di tutti, vede svilire il ruolo dell’assemblea legislativa. La decisione, insomma non è tanto gradita neppure all’interno della maggioranza. Senza contare che Massimiliano Costa è protagonista di un altro caso istituzionale. Perché come vicepresidente della giunta dice no al gonfalone, ma intanto pretende di essere uno dei cinque componenti della delegazione ligure che andrà a Roma, anche al posto di altri consiglieri che pure quel giorno avevano votato a favore dell’ordine del giorno. E Claudio Gustavino, capogruppo dell’Ulivo ma anche esponente della componente Margherita, prova a smussare i contrasti. «Quel giorno io mi astenni e, come credo anche Costa, lo feci perché non ritenevo che la materia dovesse essere trattata da un consiglio regionale - spiega la sua linea -. E credo anche ci siano tanti modi per dire di sì o di no. Personalmente invece un consigliere è libero di fare ciò che vuole.

Anche di andare al corteo». Peccato solo che Costa al corteo ci voglia andare come rappresentante (e quindi anche a spese) di quella Regione che però si vergogna di mostrare il suo gonfalone. Separati in casa al Family day.

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