Roma - Si è praticamente conclusa, e con successo - manca soltanto l’esame di alcune domande -, l’operazione «bonus famiglia», varata dal governo nel 2008 per venire incontro ai nuclei familiari a basso reddito.
Si tratta di un bonus, un contributo una tantum variabile fra un minimo di 200 e un massimo di 1000 euro, a seconda della condizione di reddito del richiedente, da distribuire alle famiglie meno abbienti. A fine 2009 l’Agenzia delle Entrate ha ricevuto circa 5 milioni di richieste, per un miliardo e 685 milioni di euro. Il 95,2% delle domande presentate è stato accettato, e le Entrate hanno pagato durante il 2009 quasi un miliardo e mezzo di euro.
Non si tratta, tuttavia, della cifra definitiva. La fetta conclusiva dei bonus richiesti, ad esempio tramite il modello Unico (quando non utilizzati in compensazione delle imposte da versare), sarà pagata molto presto, entro il prossimo mese di marzo: in queste settimane si stanno concludendo i controlli incrociati del Fisco per riscontrare eventuali irregolarità, quindi saranno versati gli importi.
Il termine ultimo per la richiesta del bonus era stato fissato al 30 settembre 2009. Con l’esame delle ultime domande, il mese prossimo - si legge nel sito FiscoOggi, la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate - si concluderà dunque il pagamento. Alla fine dell’operazione bonus, prevedono le Entrate, lo Stato avrà versato circa 1,6 miliardi di euro ai cittadini più deboli.
Il successo del bonus famiglia conferma la scelta tempestiva compiuta dal governo proprio mentre si manifestavano i segnali di crisi economica: una politica economica concentrata sul sostegno alle famiglie, alle fasce di cittadini più deboli ed ai pensionati, ai lavoratori delle imprese in difficoltà attraverso il rafforzamento degli ammortizzatori sociali.
Il bonus famiglia, infatti, era stato varato con il decreto legge «anticrisi» del 29 novembre 2008, accompagnato da altre misure per aiutare i nuclei familiari ad affrontare la crisi che già si manifestava sui mercati internazionali, con conseguenze pesanti sull’economia reale. In precedenza, con la manovra estiva, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva anche istituito la cosiddetta social card, una carta acquisti da 120 euro valida per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2008, più 80 euro per i mesi di gennaio e febbraio 2009, con possibilità di ulteriori «ricariche». Quest’ultimo intervento si indirizzava alla fascia più bisognosa della popolazione, in particolare i pensionati al minimo: ne avevano diritto i cittadini oltre i 65 anni, con reddito non superiore ai 6mila euro, e i genitori di bambini d’età inferiore ai tre anni.
Diversa, invece, la ratio del bonus famiglia. Si è trattato di un contributo una tantum alle famiglie (ma allargato anche ai pensionati soli, con reddito fino a 15mila euro), del valore variabile fra i 200 euro e i 1000 euro. L’entità del contributo variava rispetto al reddito complessivo familiare ed al numero dei componenti del nucleo: per ottenere il massimo, mille euro appunto, il nucleo familiare doveva superare i 5 componenti, mentre il reddito (2007 o 2008, a scelta del richiedente) non doveva superare i 22mila euro, la somma cresceva fino a 35mila euro se in famiglia vi erano figli portatori di handicap.
Nel decreto dell’autunno 2008, il governo in realtà aveva previsto un esborso ben superiore al miliardo e mezzo già erogato. La cifra finanziata dal provvedimento era infatti di 2,4 miliardi di euro.
Il fatto che finora siano stati spesi 900 milioni in meno, potrebbe significare che le famiglie italiane in condizione di bisogno sono in numero inferiore alle stime (ma non si può neppure escludere che qualcuno non abbia presentato la domanda, ad esempio per scarsa informazione).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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